Home cultura “Parole chiare”, episodio 2: Guardare

“Parole chiare”, episodio 2: Guardare

Altro appuntamento con la rubrica a cura di Chiara Fiorella

Sì, lo confesso senza giri di parole: ho visto Unica su Ilary Blasi. Probabilmente a causa
dell’influenza, che mi ha costretta a casa per una settimana, e dei numerosi meme e
commenti e articoli che si stanno sprecando sulla docu, mi sono detta: “ma sì, vediamo cosa è successo in casa Blasi-Totti”. Senza entrare nel merito della vicenda, non è la prima volta che un prodotto televisivo del genere riscontri un tale successo e allora una domanda me la sono fatta: perché siamo ossessionati dal guardare le vite degli altri?

Guardare, che indica l’azione di volgere lo sguardo su qualcuno o qualcosa, non include
necessariamente l’idea del vedere, ma, di contro, può significare ‘esaminare con gli occhi’, e
questa peculiarità investigativa può rintracciarsi nel suo dna. Quando arriva nella lingua
italiana, nella prima metà del XIII sec., guardare è un prestito medievale dal germanico
*wardōn, col significato di ‘osservare, sorvegliare’ e, con il tempo, slitta verso la mera azione della capacità visiva. Da cosa nasce la smania di guardare le esistenze degli altri?

Probabilmente dal bisogno di tenere tutto sotto controllo o dalla noia, come James Stewart
nel capolavoro di Hitchcock “La finestra sul cortile”, del 1954, in cui interpreta Jeff, un
fotoreporter costretto su una sedia a rotelle a causa di una gamba ingessata e, tediato
dall’immobilità, inizia a osservare i suoi vicini col binocolo. “Siamo diventati una razza di guardoni!”, sentenzia Stella, l’infermiera che lo accudisce.

Spioni desiderosi di sbirciare le vite altrui e sempre più compiaciuti di essere spiati a nostra
volta. Quale traccia lasci questo film di vite non è dato sapersi. Se conoscere la sofferenza
del nostro vicino smuova qualcosa in noi.

“Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva”, con questa frase Saramago introduce il suo romanzo Cecità, costringendoci, da subito, a soffermarci sulle sfumature semantiche: possiamo scegliere di essere spettatori inconsapevoli o distruttori delle apparenze.

 

Chi è Chiara Fiorella:
Chiara Fiorella, insegnante e copywriter, è laureata in Filologia moderna all’Università degli studi di Bari, Aldo Moro. Docente di Lettere presso la Scuola Superiore II grado.

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