L’8 marzo di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Festa della Donna o, più correttamente, la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna. I principi che la Festa della Donna vuole diffondere sono fondamentali per il riconoscimento del ruolo femminile nella società ed è quindi un’occasione per riflettere e porsi nuovi obiettivi di emancipazione, attraverso lo sviluppo di progetti a favore di quante vivono condizioni di forte disagio ed emarginazione. Per non ridurre tutto a mimose e inutili convivi, mi piacerebbe “festeggiare” le donne ricordando una Donna ed una Donna barlettana che ha letteralmente fatto la storia della nostra Repubblica, sto parlando di Vittoria Titomanlio, una delle 21 Costituenti. Il mio primo incontro con Vittoria Titomanlio è avvenuto in modo contemporaneo, cioè “googlando” in cerca di notizie sulle ventuno “madri costituenti”, le uniche persone di sesso femminile chiamate a scrivere la nostra Costituzione.
Delle ventuno non è sicuramente la più conosciuta (in realtà se ne ricordano forse un paio, a essere davvero ben informati e cioè Nilde Iotti e Angelina Merlin), ma scorrendo le didascalie sotto alle loro foto, volti istituzionali eppure aperti e sorridenti sotto la filigrana grigia e nera, mi sono imbattuto nella dicitura “nata a Barletta”, sotto a quella di Titomanlio. Ho deciso perciò di avvicinarmi alla sua figura e di approfondirne la conoscenza, per scoprire una donna moderna, precorritrice ed esemplare, nel senso letterale della parola, ossia termine di paragone e figura in grado di guidare e ispirare scelte e azioni anche di donne della nostra epoca.

Il 2 giugno 1946 è eletta all’Assemblea Costituente nella lista della Democrazia Cristiana con 20.861 voti: è l’inizio di una lunga carriera politica che la vedrà membro attivo del Parlamento per quattro legislature dal 1948 al 1968. Memorabile è l’intervento in Aula, nel pieno della Costituente, tenuto il 4 giugno 1947 durante la discussione sul Titolo V del progetto di Costituzione: in questa occasione la Titomanlio difende l’autonomia regionale e ne sostiene i vantaggi, nella garanzia e nel rispetto delle singole tradizioni ed esigenze, come espressione di libertà e democrazia. “In questi giorni è stato lungamente discusso di autonomia e di unità nazionale, come se l’autonomia dovesse distruggere l’unità nazionale. Comprendiamo benissimo, anche perché lo hanno dimostrato tanti onorevoli colleghi, che l’autonomia può esistere, rispettando l’unità nazionale. Anzi, l’autonomia è una conseguenza della libertà e della democrazia” (dal discorso pronunciato in Aula il 4 giugno 1947).
Nella II legislatura fa parte della Commissione parlamentare consultiva per le norme relative all’assicurazione obbligatoria degli artigiani contro le malattie e alla Commissione parlamentare consultiva sulla disciplina giuridica delle imprese artigiane, mentre nella III legislatura è membro della Commissione speciale incaricata di esaminare i disegni di legge e le proposte di provvedimenti straordinari per il Comune di Napoli. Si è distinta anche per il suo proficuo impegno nella società civile che le ha permesso di ricoprire l’incarico di Presidente in varie istituzioni e di dirigente in vari Enti come l’ACAI (Associazione Cristiana Artigiani Italiani) e l’INIASA (Istituto Nazionale per l’Istruzione e l’Addestramento nel Settore Artigiano). Muore il 28 dicembre 1988 a Napoli. È stata, a mio parere, una donna “moderna” perché lungimirante e innovatrice; che ha sentito ogni altra donna vicina, al di là di differenze sociali, culturali e d’opinione, e per altre le donne e con le altre donne si è battuta, nella prospettiva di una società migliore; un funzionario pubblico orientato al cittadino e alla cittadina, lavoratore e lavoratrice; un esempio per le donne di oggi e di domani.