Articolo a cura di Viviana Damore

È stata una serata all’insegna del ricordo quella svoltasi ieri presso l’auditorium della Parrocchia del S.S. Crocifisso di Barletta, durante la quale è stata presentata la nuova edizione di “Quante sono le stelle del cielo”. Il libro è composto da una raccolta di missive scritte da Ruggiero Peschechera, un giovane barlettano, durante il periodo della sua malattia ed inviate alla sua fidanzata Mariella.

Dopo la Santa Messa si è tenuta infatti la conferenza di presentazione del testo, toccante e pieno di riflessioni, giunte da una mente, seppur afflitta dalla malattia, piena di speranza e genialità. Sono intervenuti durante la serata Don Ruggiero Caporusso, parroco del S.S. Crocifisso, l’avvocato Carmela Peschechera, sorella di Ruggiero, e presidente del comitato di solidarietà “Ruggiero Peschechera”, Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno, Mons. Sabino Lattanzio, Mons. Filippo Salvo, Vicario Episcopale ed il professor Diac. Riccardo Losappio, direttore dell’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi, intervallati dalla coinvolgente lettura di alcune lettere tratte dal libro, a cura dell’attore Andrea Vico.

Nell’occasione abbiamo ascoltato Don Ruggiero Caporusso che ha dichiarato «Sono trascorsi 24 anni dalla morte di Ruggiero, quando la cittadinanza fu fortemente scossa dalla triste perdita. Il Vescovo di Ascoli Piceno restò fortemente sorpreso nel leggere le lettere intercorse tra Ruggiero e la sua fidanzata, dimostrazione di un grande esempio di carità e generosità. La sua brillante intelligenza ha portato a parlare di lui, a cui con grande piacere è stata dedicata una strada ed il nostro auditorium. In molti come Giuseppe Ricatti, Don Salvatore Mellone, facevano spesso riferimento a Ruggiero, per cui oggi posso permettermi di dire che si stia diffondendo “l’effetto Ruggiero Peschechera”, esempio di come si vive e come si muore da cristiani e umani innamorati»

La serata è stata presieduta da Carmela Peschechera, sorella di Ruggiero che da sempre ha portato avanti il nome del fratello nel segno della carità e a cui abbiamo chiesto cosa rappresenti il ricordo di un fratello di così grande bontà e intelligenza «Per me portare avanti il suo nome significa averlo sempre vivo al nostro fianco. Il suo esempio ci è servito per realizzare i suoi desideri, ovvero le opere di carità che nelle sue lettere scriveva chiaramente di voler compiere, spesso infatti diceva di voler destinare tutti i suoi averi ai più poveri. Il suo più grande desiderio era proprio quello di dedicarsi agli altri. Alla sua morte abbiamo istituito un comitato di solidarietà a sostegno di associazioni e persone che già Ruggiero seguiva personalmente. Oggi sono presidente dell’Associazione Italiana contro le Leucemie nella sezione Bat, con sede nell’ospedale Dimiccoli, sono anche responsabile del gruppo di lavoro “Ruggiero Peschechera”, Associazione Donatori di Midollo Osseo, perché c’è una lettera di Ruggiero in cui lui invitava a farsi tipizzare, a donare il midollo per dare una speranza di guarigione a tutti coloro che soffrono di malattie. Il suo messaggio è sempre valido, il tempo non può annullare messaggi d’aiuto e di solidarietà per chi soffre».