Un trait d’union tra i luoghi più belli d’Italia, che concatena volti, sogni, bellezza, cucina, arte, tradizione, viaggio, lavoro, dignità, riscatto, amore per la propria Terra: tutto questo è Unexpected Italy, startup da pochi giorni classificatasi tra le 21 selezionate su 18 nazioni al concorso Top Ten Innovators di Shell Live Wire, competizione a tutto tondo che punta all’internazionalizzazione e a supportare economie e imprese locali. Unica in Italia e in tutta Europa ad essersi aggiudicata un posto in finale nella compagine delle idee e dei progetti presentati, la startup è frutto dell’ingegno e dell’ardore di due ragazzi e professionisti giovanissimi: il barlettano Savio Losito e sua moglie e business partner Elisabetta Faggiana. Abbiamo avuto occasione di poter conversare con loro e di conoscere più da vicino i prodromi e la ratio del loro progetto, una presentazione dell’“ecumene” di cui sono portavoce e sostenitori.
Innanzitutto qualche parola su di voi: chi siete, di dove siete, dove vivete e come siete entrati in contatto col mondo della startup?
«Siamo Elisabetta e Savio, Elisabetta di Arzignano, provincia di Vicenza e Savio di Barletta. Ci siamo incontrati a Londra dove abbiamo lanciato insieme la nostra prima società, Unexpected London, per far scoprire la Londra più autentica e locale a viaggiatori sia inglesi che internazionali. A causa del Covid-19 nel 2020 il business londinese si è bloccato e abbiamo deciso di usare il tempo che avevamo a disposizione per sviluppare la nostra prossima idea di business e da qui nasce Unexpected Italy. Nasce quindi a Londra, quando chiusi in casa abbiamo partecipato a Shell Inventa Giovani, progetto per la Basilicata e la Puglia che supporta e segue le startup nella loro fase di ideazione e sviluppo. Nell’estate del 2021 ci siamo trasferiti in Italia, a Barletta, dove siamo residenti, anche se di fatto, per i prossimi tre anni viaggeremo per l’Italia alla scoperta delle eccellenze del territorio più uniche e autentiche, esclusivamente a gestione familiare, vivendo tre/quattro mesi in ogni regione italiana. Ora nello specifico siamo a Roma, dove abbiamo vinto un progetto di accelerazione con il Comune di Roma presso la Casa delle Tecnologie Emergenti».
Come è nata l’idea di Unexpected Italy? Cosa vi è stato di ispirazione?
«L’idea come dicevo prima nasce a Londra ma prende una dimensione completamente diversa in Italia, ispirati proprio dalla bellezza e dalla ricchezza del nostro territorio, un territorio che non smetti mai di scoprire e che ti stupisce continuamente. Un territorio che varia di paese in paese e di mese in mese. Variano i prodotti locali, le ricette, le tradizioni, gli usi e costumi. Eppure nonostante questa enorme ricchezza la gran parte del turismo italiano si ferma alle mete più conosciute e commerciali e ai grandi operatori. Il nostro desiderio è di essere la voce internazionale dei piccoli business con grandi personalità: dai laboratori artigianali, alle aziende a conduzione familiare, alle trattorie e osterie di paese, alle feste popolari. Un turismo in cui il viaggiatore arriva da ospite e se ne va da locale.
Le difficoltà nel costituire la startup ci sono state, soprattutto da un punto di vista burocratico. Ma queste difficoltà sono state controbilanciate dalle soddisfazioni che stiamo ricevendo. Abbiamo vinto il bando Resto al Sud di Invitalia, siamo stati selezionati dalla Casa delle Tecnologie di Roma tra le migliori startup di turismo per la capitale e per finire la notizia di questi giorni: siamo i finalisti di Top Ten Innovators di Shell Live Wire, concorso organizzato da Shell su 18 nazioni per cercare le startup più innovative. Siamo gli unici in Italia ed in Europa ad essere arrivati in finale, cosa che ci rende molto onorati. Quindi siamo davvero contenti del percorso fatto finora e delle prospettive che abbiamo. Fare startup è un percorso impervio ma bellissimo, che dà tanti grattacapi ma tante soddisfazioni. Fare startup significa dare un’opportunità ai nostri sogni e alle nostre idee di trasformarsi in realtà. Se non ci proviamo non sapremo mai come sarebbe potuta andare».
In cosa consiste la startup? Nel video di presentazione si parla di “ecosistema di viaggio avanzato”: come riuscirete a creare “rete” tra gli imprenditori coinvolti e i viaggiatori e in cosa rappresenta un’alternativa al turismo di massa?
«Unexpected Italy è un ecosistema di viaggio che si rivolge da un lato agli operatori, dai ristoranti, agli alloggi, alle produzioni locali che offrono esperienze, tutti accuratamente selezionati e testati in base a criteri di unicità, qualità, sostenibilità e connessioni col territorio. Questi operatori vengono profilati in modo molto minuzioso per metterli in contatto con una clientela che sia perfettamente in linea con quanto offerto, tenendo conto di passioni, interessi, ritmi di viaggio, paure e personalità. Perché ogni viaggiatore è unico ed è passato il tempo in cui il viaggio è standardizzato per tutti, c’è bisogno di soluzioni che permettano di vivere esperienze davvero uniche che si adattino ai viaggiatori. La rete la creiamo attraverso un club di settore, dove organizziamo eventi e attività che spingono gli operatori a conoscersi e collaborare, oltre che a ricevere promozione interazione, per attirare un viaggiatore colto e curioso che viaggia tutto l’anno. Tutto questo confluirà in un’app di viaggio che permette di acquistare guide digitali “Unexpected” grazie a cui il viaggiatore può usufruire di itinerari sartoriali e scoprire l’Italia più vera e genuina, tutto l’anno».
Che apporto positivo sarebbe per il nostro Paese riuscire a sostenere i produttori locali?
«L’animo italiano è quello dei piccoli produttori. Persone che mettono amore, passione e dedizione in tutto quello che fanno. È bellissimo per noi incontrare questi produttori, artigiani, viticoltori, artisti, imprenditori, ascoltare le loro storie e poter dare loro voce attraverso media, stampa e canali internazionali. In quanto società benefit il nostro obiettivo è di supportare gli operatori a 360 gradi, senza commissioni sulle prenotazioni e permettendo anche ai piccoli di ricevere copertura mediatica perché sono le loro le storie che contano davvero e che fanno innamorare dell’Italia in modo più profondo e personale».
Cosa significa per voi esservi classificati tra i 21 finalisti di Top Ten Innovators? Che emozioni vi ha suscitato?
«Sinceramente abbiamo partecipato senza molte aspettative, essendo un progetto di cosi ampio respiro internazionale, quindi potete immaginare lo stupore e la felicità nello scoprire di essere stati selezionati tra di essere tra i 21 finalisti e tra i 7 finalisti nella sezione di Impatto Sociale. Speriamo di poter arrivare tra i primi tre vincitori e usare i soldi per finanziare la nostra idea».
Perché la gente dovrebbe votare la vostra iniziativa?
«Votarci significa credere in un futuro diverso per il turismo italiano, un turismo che valorizza posti e persone finora esclusi dai classici percorsi turistici e farlo pensando in primis al bene delle comunità su cui si va ad impattare. Un turismo che entra in punta di piedi, che rispetta e che si sente parte e non anonimo spettatore dei posti che visita. Questo è il nostro sogno, ma che non può diventare realtà senza il supporto di una comunità sia di viaggiatori che di operatori che condividono il nostro sogno e ci supporta».
Quali sono i vostri progetti futuri?
«Per ora ci stiamo focalizzando al 100% su questo progetto sperando che diventi il prima possibile realtà».
Un progetto di ampie vedute, ambasciatore di un filo conduttore che non può rendere gli amanti del Bel Paese ciechi e sordi alla sua attrattiva. Votate Savio ed Elisabetta. Votate i sorrisi di chi ama plasmare la tradizione al servizio della comunità. Votate l’Italia.
Ecco il link per votare: https://www.livewire.shell/…/vote-now-and-help-us…
Questo il video di presentazione del progetto: https://www.youtube.com/watch?v=NwZ_CmHZDfk
A cura di Carol Serafino