«In data odierna, ho comunicato, agli Organi di Partito competenti, la mia volontà di non appartenere più al Gruppo del PD». Inizia così la comunicazione della presidente del Consiglio comunale Carmela Peschechera, sottolineando alcune criticità del suo partito di provenienza. «Ero entrata nel Partito Democratico sin dalla sua nascita nel 2007, invitata da alcuni amici dei DS che mi volevano nella nuova “creatura” politica perché rappresentavo la c.d. Società Civile. Partecipai e contribuii, quindi, in qualità di delegata regionale per la Puglia, alla concretizzazione di un progetto politico che sommava, senza fondere, personalità e personalismi contrastanti, accostando due anime che forse non si sono mai amate sinceramente. Ma il progetto “PD”, in quel momento storico, era l’unico che pareva dare la speranza che gli ideali di una sinistra in senso ampio potessero continuare a vivere. Con questa fiducia accettai nell’Aprile 2013 l’invito a candidarmi al Consiglio comunale e ne risultai eletta. Essendo orgogliosamente Italiana nonché professionalmente un’operatrice del Diritto, sono innamorata della nostra Costituzione e quindi anche dell’Istituzione “Partito” di cui all’art. 49 della Carta: “…associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

Il partito dovrebbe essere il luogo del confronto che implica lo scontro anche forte purché LEALE, CORRETTO, EDUCATO perché finalizzato a costruire. Purtroppo in questi anni abbiamo ed ho vissuto innumerevoli episodi e vicende che hanno avuto invece la direzione dell’autodistruzione del Partito e delle persone che lo compongono. Far parte di un partito non può implicare il sentirsi ” costretti” nel senso di limitati nella propria libertà. Piuttosto far parte di esso, come di ogni gruppo, deve educare la nostra libertà a condividere le idee, a rispettare quelle contrarie alle nostre, ad abbandonare la propensione all’individualismo e al personalismo esasperato che tanti danni ha fatto e può fare. Oggi non ho più la fiducia che nel 2007 mi spinse a condividere con entusiasmo il sorgere di un nuovo soggetto politico perché quel progetto è stato stravolto senza evolversi. Quello che sta accadendo nella mia città in vista dei prossimi appuntamenti elettorali ne é un esempio. Sì ripropongono schemi ispirati a logiche politiche “vecchie” senza considerare che la gente comune è stanca ed esasperata da una politica che sembra operare solo per se stessa e non per la res publica. Di fronte a schieramenti che in modo palese sono solo esclusivamente strategici per la conquista di posizionamenti personali, è arduo far comprendere alla gente che un Partito esista ancora. Più volte in questi anni, ed in particolare nell’ ultimo anno, ho espresso le mie preoccupazioni per la sorte del PD ai Responsabili nazionali, regionali, provinciali, cittadini; ho posto domande; denunciato criticità. Non ho ricevuto risposte ma solo totale indifferenza. In questi anni quello che era il mio Partito è rimasto, altresì, indifferente di fronte ad episodi gravi, offensivi del mio ruolo e della mia persona, anche quale donna, verificatisi in alcune sedute del consiglio comunale che presiedo. Silenzio assoluto dei rappresentanti del Pd che invece non sono affatto avari di parole quando si tratta di esprimere auguri, solidarietà o vicinanza morale a iscritte/i del Pd o di partiti di opposizione di altre città pugliesi.

E allora perché fingere – prosegue la Peschechera – che si voglia riconoscere spazio a figure nuove, magari donne, competenti, impegnate nel sociale, ecc. ecc., se poi una volta raccolto il consenso elettorale, si fa di tutto per eliminarle con metodi non certo politici, e rispristinare così equilibri antichi che con le candidature “fresche” si è voluto far credere di superare? Questo quesito, da me formulato già alcuni mesi fa, è rimasto anch’esso senza seguito. Per tutti questi motivi, non riconoscendomi in una politica che non ha lo sguardo attento, vigile e disponibile verso chi ha di fronte, ho deciso di non voler più appartenere al gruppo politico del “PD”».