Cancellare l’orario giornaliero di 6 ore e mezza e prevedere un salario minimo nazionale che scardina l’attuale modello contrattuale agricolo. Queste le due richieste che le controparti hanno avanzato al tavolo della trattativa e che hanno fatto saltare l’accordo con i sindacati a livello nazionale e, dunque, bloccato l’iter per il rinnovo del contratto degli operai agricoli e florovivaistici. Non solo, dalle associazioni datoriali la totale chiusura ad impegnarsi nell’attivazione delle sezioni territoriali della Rete del Lavoro agricolo di qualità e alla possibilità che gli EBAT si convenzionino con essa.

Dopo la presentazione della piattaforma unitaria avvenuta il 12 dicembre 2017 e dopo 5 mesi di confronto in sede tecnica, Flai, Fai e Uila nazionali, congiuntamente alla delegazione trattante, hanno dovuto prendere atto della indisponibilità delle controparti ad accogliere la gran parte delle richieste contenute nella piattaforma unitaria. “La posizione di chiusura riguarda tematiche importanti e per noi non negoziabili”, spiegano Gaetano Riglietti, segretario generale Flai Cgil Bat, Pasquale Fiore, della Flai Cisl e Pietro Buongiorno della Uila Uil “perché eliminare il vincolo previsto per l’orario giornaliero pari a 6,30 ore significherebbe eliminare l’unico strumento per combattere l’elusione e l’evasione retributiva e contributiva”.

Ma questa è solo una delle ragioni per le quali il 15 giugno prossimo è stato proclamato a livello nazionale lo sciopero del settore come risposta di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil alla rottura delle trattative per il rinnovo del Ccnl. Nella Bat le categorie provinciali dei tre sindacati, oltre che chiedere un incontro al Prefetto, la dott.ssa Maria Antonietta Cerniglia, per esporre le ragioni della protesta, annunciano anche una manifestazione nella piazza antistante la Prefettura a Barletta che si terrà per tutta mattinata del 15 giugno.

“Saremo in tanti in piazza venerdì prossimo per far capire, tramite il prefetto, alla controparte che è importante tornare a negoziare ma che su alcuni temi i lavoratori non sono disposti a fare concessioni al ribasso. Serve al settore un contratto forte, equilibrato e degno di un settore strategico per il Paese, che coinvolge 200mila aziende e oltre un milione di lavoratrici e lavoratori”, concludono Riglietti, Fiore e Buongiorno.