La “paura dei cani” e la zona Barberini di Barletta, un binomio indissolubile e che, negli ultimi anni, ha contribuito a penalizzare l’area più periferica della Città della Disfida, indicata molto spesso, nell’immaginario collettivo, come zona dei cani.

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Un cane randagio in via degli Ulivi

 

Ma in che modo la cinofobia, termine tecnico che identifica proprio la repulsione o la paura verso questi animali, può diventare motivo di ostacolo per la crescita di un’area? Analizziamo il territorio compreso tra via delle Querce e Parco degli Ulivi, un territorio che presenta ampie praterie non ancora riqualificate, ma che al tempo stesso è circondato da diverse scuole, elementari, medie e superiori. Un punto strategico per attrazioni che, con ritardo, sono state costruite e che molto spesso restano isolate. Tra i motivi, la cinofobia, come spiegato da una mamma ai nostri microfoni: “Tutti questi cani randagi-analizza-non danno serenità per la crescita dei nostri figli. L’ideale sarebbe che possa intervenire il canile per trovare al più presto una sistemazione a loro, anche perché potrebbero essere accolti in strutture ad hoc e in grado di fornire loro cibo e, magari, una famiglia. Sarebbe comodo per tutti”.

E, in effetti, il nodo fondamentale è questo: non si mette in discussione la paura dei cani in sé, ma il modo in cui questa possa penalizzare la crescita della nostra zona periferica. Una zona in cui non manca spazio e in cui la gente vuole semplicemente sentirsi più sicura. Partire da un problema più accessibile, soprattutto perché a Barletta non mancano centri cinofili, potrebbe rappresentare in tal senso la soluzione giusta: ne va di mezzo la sicurezza della gente e degli stessi animali, lasciati in condizioni disagiate tra stenti di ogni genere.

A cura di Giacomo Colaprice