«Mi rivolgo a coloro che nella coniugazione dei valori umanitari e progressisti di matrice cattolica e socialista hanno abbandonato gli ideologismi ottusamente dogmatici per confluire nel progetto del Partito democratico – prende carta e penna il capogruppo del  PD nel Consiglio comunale di Barletta, dott. Benedetto Delvecchio, tornando a rivolgersi agli organismi nel suo stesso partito – È passato oltre un anno dalle elezioni comunali a Barletta ed è da oltre un anno che attendiamo la celebrazione del congresso cittadino. Da allora abbiamo assistito a rimandi continui, a indicazioni di date non rispettate, a sterili rimpalli di responsabilità. Non serve a nessuno indicare l’untore di turno, serve piuttosto constatare che l’unica organizzazione politica strutturata della Città versa in una situazione di confusione totale. Pur nel pieno rispetto della onestà intellettuale e nell’impegno dei singoli di fatto non esistono figure politiche legittimate a rappresentare il progetto del partito per il semplice fatto che quest’ultimo non esiste. Non esiste il luogo della discussione, del confronto, della sintesi e della proposta.

Qual è la posizione del Pd sulle questioni vitali per la Città, ambiente, riqualificazione delle periferie, traffico, opere pubbliche, lavoro, giovani? Certo ognuno di noi ha le sue risposte ma come si traducono in proposte politiche che abbiano la forza di una proposta corale condivisa? E soprattutto come giungono alla partecipazione dei cittadini,  forse con la rivendicazione  individuale di presunta probità nella illusoria speranza di captare future benevolenze elettorali? Nella prossima primavera chiederemo agli elettori di Barletta  il voto al nostro partito per le elezioni regionali, lo chiederemo dopo una analisi critica del quinquennio precedente o in ragione di appartenenze tribali?  L’attuale amministrazione cittadina è nata cavalcando  il populismo alimentato da chi sfrutta i bisogni dei cittadini per trarne vantaggi personali e governa sulla base  di questi presupposti, senza progetti, senza idee per il futuro della Città, vive alla giornata replicando vecchi schemi di una politica spartitoria, nel pieno di una notte culturale in cui si annullano le differenze e, parafrasando Hegel, tutte le idee sono grigie.  Non arrendiamoci a queste logiche di ordinaria sopravvivenza. Credo che il Pd  possa ancora rappresentare il futuro del nostro Paese, ma deve ricominciare dalla analisi dei propri fallimenti per abbandonarne subito la retorica funebre del potrei ma non posso e costruire  un progetto di riconquista degli elettori. Cominciamo dal congresso cittadino. Abbiamo bisogno di chiarezza, dobbiamo sapere che c’è un luogo di confronto , un progetto politico e persone che lo rappresentino.  Chi ha responsabilità di rappresentanza, a cominciare dallo scrivente, si assuma le proprie responsabilità. Entro il 30 di novembre si celebri il Congresso Cittadino del Pd, chi  ha il potere di farlo lo convochi».