
In piedi dal 1968, come cappella dei Minori conventuali, fu trasformata in parrocchia nel 1973 e nell’80 passa prima al compianto don Gino Spadaro e poi subito a don Pino Paolillo; ha rappresentato il simbolo di un quartiere che ha saputo risollevare la testa con le proprie mani, accogliendo così tanti giovani e bambini, che ora adulti non possono che provare una certa commozione nel vedere la demolizione in atto da questa mattina della struttura originaria dell’ex chiesetta del Buon Pastore in via Vitrani, nel quartiere cosiddetto “Medaglie d’oro” di Barletta.
Come sappiamo già da tempo, in quello spazio sorgerà la Casa canonica di pertinenza della parrocchia nuova, che già dal 1995 ne ha preso il posto; la nuova costruzione sarà di due piani in più al piano terra si avranno servizi e oratorio, secondo il progetto. Una questione che nasce ben cinque anni fa con la richiesta di costruire al Comune. L’allora Amministrazione comunale era quella guidata da Pasquale Cascella, che ha provveduto a portare la richiesta a costruire in consiglio comunale, esprimendone parere positivo, in quanto opera di rigenerazione urbanistica e sociale. Ci sono voluti ben otto consigli comunali per approvare tale provvedimento, che ha incontrato una maggioranza e un’opposizione del tutto trasversali, sollevando dubbi legittimi riguardo alla progettazione, facendo scaturire le perplessità dal fatto che l’area su cui sorgeva la parrocchia (temporanea come si diceva) è di proprietà comunale; nel 2009 è stata concessa dall’ente pubblico alla parrocchia, che nel frattempo si era trasferita nella nuova costruzione di via Medaglie d’oro, per sopperire all’assenza nel quartiere di urbanizzazioni secondarie, come quelle ecclesiali, di riconosciuta utilità dalle norme nazionali. Come detto, nel 2015 è sorta la possibilità di utilizzare finanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana spingendo la parrocchia del “Buon Pastore” a richiedere la trasformazione della vecchia struttura in una canonica, “in deroga” al Piano Regolatore Generale. La questione dunque è rimbalzata nell’aula consiliare, allora al primo piano del Teatro “Curci”, e negli uffici poiché il progetto originale venne ritirato e radicalmente rivisto, proprio in seguito alle tante sollecitazioni di alcuni consiglieri comunali. Tra tecnicismi e dichiarazioni di altri tempi, si giunse alla definitiva approvazione solo nel giugno 2017 da parte del Consiglio comunale fra strascichi di polemiche non del tutto sopite.
Dopo quasi tre anni, la ferita torna a bruciare. Il quartiere senza altro rimane segnato, ma speriamo che la nuova costruzione possa continuare ad offrire quell’assoluto impegno sociale, condiviso con tutti i suoi abitanti.