Tre vite spezzate nel cuore della giovinezza. Un incidente che lascia in eredità dolore e rimpianti ma anche tanti interrogativi senza risposta. Il primo, il più assillante, è come si sarebbe potuta evitare una tragedia che ha sconvolto e disorientato anche chi non conosceva le tre vittime.

Giovanni Pinto, Michele Chiarulli e Pasquale Simone erano tre adolescenti come tutti gli altri: al termine della nottata trascorsa insieme avevano deciso di riaccompagnare Pasquale a casa, in una contrada alla periferia di Barletta, senza pensarci due volte erano saliti sulla bici elettrica di Giovanni con l’idea di attraversare la statale 170 che porta ad Andria.

In tre sullo stesso mezzo, senza casco e secondo qualcuno anche senza luci di sicurezza, su una strada che non può essere percorsa in bicicletta, anche se con pedalata assistita. Sono da poco trascorse le 5 del mattino, la visibilità non è delle migliori: un furgone guidato da un fioraio di Trinitapoli – diretto ad Andria per acquistare della merce – centra in pieno i tre ragazzi scaraventandoli sull’asfalto.

Giovanni Pinto e Michele Chiarulli, 17 e 19 anni, muoiono sul colpo. Pasquale Simone, 17 anni, viene trasportato d’urgenza all’ospedale Bonomo di Andria ma i medici non riescono a salvarlo.

Il conducente del furgone si è fermato ad aiutarli ma per i tre giovani non c’è stato nulla da fare. Le telecamere di sicurezza della zona potrebbero aver ripreso il momento dell’impatto: i filmati sono stati acquisiti dai carabinieri di Barletta che indagano sull’incidente.

La Procura di Trani ha intanto aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio stradale: l’unico indagato è l’autista del furgone, che racconta ai militari di non aver potuto fare nulla per evitare la tragedia. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura anche la velocità con cui stava procedendo il mezzo, rimasto gravemente danneggiato nell’impatto. Sui corpi dei tre ragazzi è stata disposta l’autopsia.

Il sindaco Mino Cannito è intervenuto sulla vicenda rivolgendo un monito ai coetanei delle vittime: «State attenti, siate prudenti – scrive il primo cittadino – a  quell’età ci si sente invulnerabili, forti e non si fa attenzione, ma poi il dolore è grande davanti ad una vita spezzata».

Il Vescovo monsignor D’Ascenzo richiama tutti ad un maggiore senso di responsabilità nei confronti di quella che definisce una vera e propria emergenza educativa. Poi punta il dito contro la normativa che accompagna l’acquisto e la distribuzione dei nuovi strumenti di locomozione che bene si prestano ad intemperanze giovanili che possono arrecare danno a se e agli altri.

L’associazione binario 10, sullo stesso tema, chiede una ferrea regolamentazione sull’uso delle bici elettriche: è necessario – scrive – l’obbligo del casco ed un patentino per i minorenni che le guidano. Multe severe, infine, per chi le modifica per spingersi oltre la velocità consentita di 25 km orari.