«Si ritorna a parlare di giovani a Barletta. O meglio: i giovani ritornano a riempire le pagine di cronaca triste. L’ultimo episodio è il pestaggio in pieno centro storico. Tre venticinquenni pestati da una ventina di adolescenti in via Sant’Andrea. E con l’ennesimo esempio di degrado ritorna anche la retorica della repressione. Il dito puntato contro la peggio gioventù serve a rimuovere la distrazione del mondo degli adulti, della politica e della società tutta. La stessa dinamica per cui si incentiva e si vanta la movida, le notti infinite estate e inverno, senza altro intrattenimento che gli American bar, e poi ci si stupisce dei ricoveri per coma etilico e per il pronto soccorso intasato da 14enni che abusano di alcol.
E il segreto di Pulcinella di una città in cui circola cocaina come fosse Coca Cola. Da dove cominciare allora? Da una progettazione seria e mirata, dal garantire prossimità ai giovani nelle zone e nei quartieri in cui si incontrano. Creando isole di ascolto del disagio, ma anche dei sogni e dei desideri, in vista di una reale formazione civile e civica. Offrendo appunto ascolto invece che sballo e fornendo attenzione invece che anestesia. Esistono buone pratiche. Basta avere l’umiltà di raccogliere ciò che di buono e innovativo è stato messo in campo altrove. Dove associazionismo, volontariato e amministrazione locali hanno spostato l’accento sulla prevenzione e sulla educazione, invece che sulla inerzia, sullo stupore ex post o sulla repressione. Il benessere economico, quando non è accompagnato da visione e valori, non può che essere foriero di noia, rabbia, frustrazione, violenza, autodistruzione. Barletta è ammalata di questo. E I nostri giovani sono i malati più fragili. Lo stile di vita a cui abbiamo abituato i nostri giovani e giovanissimi ha tirato fuori il peggio da loro. Dobbiamo invece costruire con loro e per loro uno stile di vita che permetta ai loro cuori regali, ai loro sogni di re e regine, di ardere per valori e progetti positivi. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Ma dobbiamo agire, in fretta e con intelligenza».
Luca Fortunato, Educatore e dirigente di comunità, Capanna di Betlemme, Comunità Giovanni XXIII, Chieti
Alessandro Porcelluzzi, Docente di Filosofia e Storia, IISS “Dell’aquila-Staffa”, Trinitapoli