Bar, ristoranti, palestre e i luoghi di intrattenimento continuano a essere duramente colpiti dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Non c’è una data certa per le riaperture, le misure previste dai decreti ristori sono necessarie ma insufficienti a riparare dei danni difficilmente recuperabili. Per quanto riguarda le sovvenzioni per le attività di Barletta, abbiamo intervistato esercenti per avere un quadro della situazione.

Francesco Divenuto, presidente di Confcommercio Barletta, ha affermato che i ristori è arrivata per la maggior parte degli esercenti associati, in proporzione al fatturato dell’anno precedente. «Tuttavia si tratta di una goccia nel mare, non riescono a coprire interamente i costi. Stiamo lavorando a livello nazionale per ottenere ulteriori integrazioni, ma ciò che ci auguriamo per le nostre imprese è che si riesca a ripartire il prima possibile. Credo che i locali siano chiusi per via di una convinzione sbagliata, mentre alcuni studi dimostrano che nel campo della ristorazione, se vengono rispettate le regole, c’è un numero limitatissimo di contagi. Abbiamo anche inviato un documento alla Prefettura in cui chiediamo più controlli e un tavolo di consultazione con la Asl, in modo da discutere misure che permettano di tutelare la salute pubblica. In questa situazione i ristori sono certamente un aiuto, ma il nostro obiettivo è la riapertura».
Michele Nanula, proprietario del Ristorante 95 è molto scoraggiato. Il suo locale è fermo, poiché il servizio a domicilio è poco redditizio per la sua attività. «I ristori statali sono arrivati- ha affermato- ma stiamo ancora aspettando delle risposte dalla regione. Dopo le nostre manifestazioni dello scorso 7 dicembre sono arrivate tante promesse, ma siamo ancora in attesa».
Fabio Stella, proprietario del caffè 57, dichiara di aver ricevuto i contributi per la cassa integrazione dei dipendenti e i ristori a ritmi lenti e centellinati. «I ristori sono pochi rispetto alle spese ordinarie da affrontare, che restano sempre le stesse. Il blocco al servizio di asporto dopo le 18 è un ulteriore difficoltà, ma in realtà le temperature rigide sono proibitive in ogni caso. Manca la possibilità di sedersi con gli amici per un aperitivo o per consumare qualcosa di caldo».
Per quanto riguarda le palestre, sappiamo che resteranno chiuse fino al 5 marzo. Davide Dibitonto, personal trainer e gestore di una palestra possessore di Partita Iva, afferma di aver ricevuto un solo ristoro, risalente al mese di novembre. «È usato necessario per affrontare alcune spese, ma non è sufficiente. Spero che la crisi di governo non complichi ulteriormente la situazione dei ristori. Io e miei colleghi non capiamo perché non ci venga data la possibilità di fare almeno lezioni individuali, che permetterebbero di svolgere la nostra attività in tutta sicurezza e di riprendere a lavorare».