“L’anno prossimo sarà quello buono per la consegna dello stadio Cosimo Puttilli”. Alzi la mano chi, a Barletta, crede ancora ciecamente alla certezza che la promessa si trasformi in realtà. Dal 2015 si è perso il conto delle volte in cui questa frase è stata pronunciata. Sono cambiati gli attori politici, sono cambiati partiti e movimenti di rappresentanza, è cambiato il sindaco e si è passati anche al commissariamento prefettizio. Il “Puttilli” no, è rimasto lì. Cambiando volto all’interno e restando però chiuso al pubblico. Il tutto mentre il denaro – anch’esso pubblico – veniva sperperato tra finanziamenti persi, fondi Cipe acquisiti e utilizzati per le varie perizie di varianti, impianti di videosorveglianza da rifare e detriti da smaltire.
L’ultimo sopralluogo è quello di venerdì 26 novembre, annunciato dal senatore Dario Damiani a quasi cinque mesi dal suo incontro con i vertici nazionali di Sport e Salute, a Roma, e dall’annuncio della consegna – anticipata a Ferragosto – delle aree su cui i lavori sono già ultimati (manto erboso, spogliatoi, pista di atletica, tribune) per consentire alle associazioni sportive di procedere con la programmazione degli allenamenti. Alla presenza del direttore dei lavori, l’ing. Sanseverino e del Responsabile unico del progetto, l’architetto Marco Ducci, è andato in scena un, citiamo testualmente, “sopralluogo atto a prendere visione dello stato dei luoghi e dei successivi interventi tecnico-burocratici utili a definire modalità e tempi della sua riconsegna e riapertura, attese da anni dalla città”. Risultato finale? Il 2022 sarà l’anno del Puttilli. Altro nodo al fazzoletto, che ormai ha assunto le sembianze di un lenzuolo. “Siamo al 95 per cento dell’opera” sussurrano da Palazzo di Città: mancano l’approvazione del piano sicurezza, i collaudi finali, opere di tinteggiatura, l’inseminatura del prato all’inglese, manca la copertura della parte di tribuna che ospiterà i disabili e in fase di contratto c’è l’implementazione delle torri faro.
Stadio che intanto è costato quasi 5 milioni di euro e da sei anni e mezzo non ospita manifestazioni ufficiali. L’ultima fu un Barletta-Foggia 0-1 del 3 maggio 2015. A fine stagione la squadra di calcio fallì, lasciò il calcio professionistico e affondò in Eccellenza, dove ancora oggi si trova nel tentativo di risalire e costretta a giocare in impianti fuori città – vedi alla voce stadio San Sabino di Canosa – con disagi e spese supplettive per società e tifosi. Da quella data sono passati 342 weekend. In uno di questi il Coni – era il 28 novembre 2017 – pensò bene di inaugurare in pompa magna e alla presenza dell’ex ministro dello sport Luca Lotti la pista di atletica dedicata a Pietro Mennea. Taglio del nastro, foto di rito, post di esaltazione e autoesaltazione e poi tutti a casa. Quattro anni dopo la pista è lì e i rappresentanti dell’atletica leggera in città – da Veronica Inglese in giù – sono costretti a emigrare per avere fortuna. Come Pietro, oltre 40 anni fa. Succede a Barletta, dove il tempo si è fermato. E non è certo un complimento. Lo scriviamo a fine novembre del 2021, a due settimane da quel 14 novembre che l’ex sindaco Mino Cannito a giugno fissava come momento della consegna. Intanto dicono che il 2022 sarà l’anno del Puttilli. Noi non possiamo che augurarci che sia quello del rispetto. Delle promesse e dei contribuenti.