«Anche quest’anno il nostro territorio si conferma tra i più apprezzati da riviste e guide internazionali, dal punto di vista naturalistico, artistico e turistico. Eppure, nonostante gli sforzi per una costante crescita che stenta a decollare, chi vive la Regione Puglia 365 giorni l’anno tocca con mano il divario nei servizi e nelle opportunità rispetto alle regioni del nord del Paese. Tra i più evidenti punti critici spicca il trasporto locale e regionale, in grado di causare notevoli disagi ai numerosi cittadini che quotidianamente usufruiscono di tali servizi» scrivono i rappresentanti di Coalizione Civica.

«Un settore chiave, con enormi potenzialità: il collegamento tra centri abitati e di interesse storico-artistico, la riduzione del tasso di inquinamento veicolare, e non ultimo il decongestionamento del traffico urbano, ma soprattutto lo strumento migliore per garantire il diritto alla mobilità a studenti, lavoratori e cittadini.
Benché Barletta vanti importanti collegamenti ferroviari, utili lavorativamente e turisticamente, è evidente che la situazione del trasporto pubblico regionale e locale sia ancora macchiata da criticità che lo rendono insufficiente per pendolari di ogni età, dalla fascia studentesca a quella lavoratrice.

Mentre in una parte del Paese per viaggiare si ha la possibilità di scegliere se utilizzare un Frecciarossa ogni mezz’ora, con un trasporto regionale distribuito in modo capillare nel territorio, dall’altra parte c’è chi deve sperare che un treno di trent’anni possa arrivare in orario a destinazione e senza guasti o problemi tecnici legati al materiale rotabile o alla linea ferroviaria.

La prima criticità è dovuta al sovraffollamento dei treni che, soprattutto negli orari di punta, costringe i pendolari a rimanere in piedi nel treno anche per tempi di percorrenza che superano i 40 minuti. Situazione già di per sé allarmante, aggravata dal fatto che trovandoci in piena pandemia da SARS-CoV-2, la presenza di troppe persone sui treni aumenta il rischio di contagio e diffusione del virus. In questo senso dobbiamo rilevare che al di là dei proclami nulla è stato fatto per aumentare il numero di corse e la capacità dei treni, lasciando il trasporto pubblico come se la pandemia non fosse mai esistita.

La seconda criticità è rappresentata dal materiale rotabile costituito per la maggior parte da carrozze a piano ribassato costruite dal 1965 al 1982, quindi con le carrozze più giovani che hanno quasi 30 anni e dalle infrastrutture che allo stesso modo sono datate e non permettono collegamenti veloci. Da questi elementi scaturiscono numerosi e continui ritardi dei treni che costringono chi ne usufruisce ad anticipare la partenza per evitare di perdere ore importanti di lezioni all’università o addirittura di perdere il proprio posto di lavoro.

L’aspetto più triste riguarda i cittadini che sembrano essersi abituati, perché rassegnati, ad una situazione di continuo disagio e disservizio, a costi che non sono per niente irrisori e ad una classe politica regionale più attenta a discutere del TFR da consigliere piuttosto che dei problemi giornalieri di cui i cittadini si fanno carico per sopravvivere.
I costi del servizio rappresentano un ostacolo notevole soprattutto per tutte le studentesse e gli studenti che periodicamente acquistano gli abbonamenti per poter usufruire dei mezzi di trasporto. Un abbonamento annuale regionale su fascia 55 km ha l’esorbitante prezzo di 824,40 euro (che per tantissimi rappresenta l’importo di un intero salario mensile).

Non va meglio per coloro i quali ricorrono agli abbonamenti regionali per 9 mesi consecutivi sulla stessa tratta, che spenderebbero cumulativamente circa 793,80 euro. A queste cifre vanno ad aggiungersi gli aumenti causati dall’adeguamento annuale dei costi previsto dalla legge regionale per il trasporto pubblico locale e decisi in Giunta Regionale, ai quali non corrispondono miglioramenti nel servizio.
Il disagio legato ai trasporti si riflette inevitabilmente nelle scelte di tante e tanti, che decidono di studiare o lavorare in regioni o nazioni che hanno molto di più da offrire e che, almeno nei servizi essenziali, permettono di soddisfare il cittadino e ridurre i disagi correlati ad una gestione noncurante dei bisogni e dei cambiamenti del proprio territorio.

Superare questo ostacolo, sanare la realtà del trasporto pubblico nel nostro territorio, è un passaggio necessario e fondamentale: è necessario rimettere al centro la libertà di viaggiare, il diritto a farlo con mezzi all’avanguardia, in orario, a costi accessibili. Ciò che chiediamo quindi, per gli studenti e le studentesse universitari e per i lavoratori e le lavoratrici che usufruiscono quotidianamente dei mezzi di trasporto locale e regionale, è una riduzione dei costi per accedere a quello che è un servizio pubblico, il rinnovo dei treni in modo più celere per permettere a tutti i cittadini di poter viaggiare in condizioni di sicurezza, l’aumento del numero dei convogli e del personale, affinché possano essere incrementate le corse giornaliere, soprattutto negli orari di punta, e si possa dare la possibilità a tutte e tutti di poter viaggiare dignitosamente. In questo senso possono e devono essere utilizzati i soldi del PNRR a disposizione della regione, intervenendo in maniera strutturale.

La legge regionale che ad oggi regola il trasporto pubblico locale necessita di una profonda revisione: troppo prona a favorire le aziende che erogano il servizio per conto della regione piuttosto che i cittadini, che ne pagano le evidenti conseguenze ogni giorno.
Le condizioni per poter attivamente contribuire allo sviluppo formativo e lavorativo di ognuno sono nelle mani delle istituzioni locali e regionali. Non si può più rimandare: bisogna lavorare su questi settori strategici per frenare la continua emigrazione che impoverisce il futuro di tutta la regione da troppi anni».