«La situazione della pandemia merita un’attenta riflessione capace di guidare al meglio i comportamenti di tutti noi tenendo conto dell’assoluta necessità della vaccinazione e dell’altrettanta necessità di non creare inutili e dannosi allarmismi». Così il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani – Omceo Bat – Benedetto Delvecchio in merito a quanto continua ad accadere alla luce della variante Omicron.

«Considerando che il numero dei contagi è in costante aumento, conforme a quello nazionale, è doveroso precisare che viviamo una situazione che sicuramente è preoccupante perché ci dice quanto il virus sia dilagante. Tuttavia bisogna considerare che il virus aggredisce con minore frequenza le basse vie respiratorie e, soprattutto nei soggetti che hanno completato il loro ciclo vaccinale, decorre come un’influenza. I cittadini che non hanno mai fatto una vaccinazione sono circa il 10 per cento, troppi, sarebbe auspicabile che vi fosse una maggior adesione e soprattutto è necessario che i genitori dei piccoli promuovessero la vaccinazione dei figli sia per proteggerli sia per evitare la diffusione del virus. Non dimentichiamoci che i bambini fanno da sempre sino a cinque vaccini in un solo tempo e tutto ciò in assoluta sicurezza. – ha proseguito il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Barletta Andria Trani -. E’ innegabile che il numero dei nuovi casi e giornalieri sulla popolazione sia elevato. Si ha l’impressione netta di essere nel caos totale. Gli hub ove si procede alla vaccinazione sono presi d’assalto e quindi i dipartimenti d’igiene non riescono a far fronte a tutto quello che dovrebbe entrare nelle loro competenze. E’ noto a tutti che ci sono persone recluse in casa in attesa di essere chiamati per un tampone di verifica».

Il presidente Delvecchio, inoltre, afferma: «Altrettanto avviene per gli studi di medici di medicina generale perché la richiesta di vaccinazione da parte degli assistiti ai medici di medicina generale aumenta sempre di più considerando, per fortuna, che questo testimonia che la gente si rivolge ai propri medici con fiducia. Sarebbe molto utile incentivare questa pratica perché decongestiona gli hub aziendali e aumenta la platea dei vaccinati; se vi fosse una più massiccia e regolare distribuzione dei vaccini ai medici da parte dell’Asl sono certo che avremo un maggiore controllo dell’epidemiaۛ. Un altro fenomeno sociale che si sta manifestando e che merita la nostra attenzione è il fatto che molti cittadini si auto somministrano un test rapido. Taluni, quando questo test risulta positivo, per non incorrere in una quarantena non denunciano la loro situazione. Inoltre vi è la corsa a chiedere il tampone rapido da parte di cittadini che non avrebbero nessun motivo – ha proseguito Delvecchio -. E’ doveroso precisare che se non si è sintomatici e non si hanno situazioni di rischio è inutile andare a fare un tampone. E’ inutile perché questo determina quelle code – che abbiamo visto – che diventano elementi di rischio. Quell’assembramento è un momento molto pericoloso. E’ bene precisare che il tampone rapido di prima generazione, ovvero quello che massimamente viene somministrato, è un tampone che ha un’affidabilità, come ci ha detto l’Istituto Superiore di Sanità, che varia dal quaranta al sessanta per cento. Ciò significa che la metà circa dei negativi potrebbero non essere tali ma rassicurati dal tampone diventano diffusori del virus. La diagnosi di malattia è un atto medico che richiede responsabilità, competenza, strumenti adeguati, valutazione clinica, non può e non deve essere banalizzato».

«Invito tutti ad essere più responsabili – conclude Delvecchio – e a relazionarsi con il proprio medico di famiglia chiedendo spiegazioni e invito tutti a non intraprendere percorsi “fai da te” e a rispettare le misure di prevenzione come indossare sempre la mascherina, il lavaggio delle mani, il distanziamento ed evitare i luoghi affollati. Tutti siamo chiamati al senso di responsabilità, a fare grande attenzione e a non lasciarci schiacciare dalla paura della malattia».