Era il 24 giugno 2020 quando, in via Ettore Genovale, comparve quasi in modo epifanico un’icona di sacralità e magnificenza. L’Italia provava a ripartire dopo i difficili mesi di lockdown, agli albori della pandemia (oggi diventata, purtroppo, parte integrante della nostra vita) e Borgiac, al secolo Giacomo Borraccino, decise come sempre di dare alla città della Disfida il proprio “tocco” attraverso la street art. Insieme a lui, la totalizzante devozione del presidente dell’Associazione barlettana “Barlett e Avest”, Raffaele Di Pietro, collaboratore dello street artist e forza motrice del progetto.
E così i pennelli di Giacomo Borraccino hanno irrorato un vivido murales con raffigurata la Madonna dello Sterpeto, simbolo di adorazione e patrona dei barlettani, anello mancante della triade che vedeva i suoi primi due protagonisti in San Francesco da Paola e San Andrea Apostolo, effigiati sulla Chiesa di Sant’Andrea nell’attiguo quartiere di Santa Maria.
“La più amata dai barlettani: la Madonna dello Sterpeto. Ascoltate attentamente il canto delle rondini dopo i vespri. L’odore dei panni stesi lavati a mano, il profumo delle piante e dei fiori, le chiacchiere delle nonne, i passanti, mentre su tutto vola sottile l’oro delle ultime pennellate. La bellezza del centro storico. Magia”, scriveva l’artista sulla sua pagina, in accompagnamento alle prime immagini inedite dell’opera.
L’arte ancora una volta è diventata un viatico privilegiato per avvicinare le distanze: l’icona è infatti diventata una vera e propria tappa di pellegrinaggio per i più fedeli, che vi si recano e si soffermano in pervasiva contemplazione da ogni parte del mondo.
Il mese mariano, il mese dedicato alla preghiera e ad omaggiare la Madonna, ha fatto capolino: come ogni anno a maggio, l’icona della Madonna dello Sterpeto è stata trasportata in processione per le vie cittadine e ora è possibile ammirarla in Cattedrale. A pochi passi però, trovate la sua versione ritrattistica, egualmente evocativa e cultuale, pronta ad accogliere turisti e non in città: un capolavoro che vale la pena ammirare.
A cura di Carol Serafino