Dopo la grande sbornia, passata per la vittoria del campionato di Eccellenza, la promozione in D a suon di record e la conquista della Coppa Italia Dilettanti, per il Barletta Calcio è stato tempo dell’amaro risveglio. Quello di chi, dopo sette anni di sacrifici, è stato costretto a fare i conti con uno schiaffo. Sordo ma forte, capace di interrompere sogni e raffreddare entusiasmi. Generato dalle verifiche dei tecnici della Lega Nazionale Dilettanti allo stadio Cosimo Puttilli, chiuso dal 2015 e costato quasi 7 milioni di euro. L’oggetto delle verifiche? La presenza di sediolini nuovi ma non omologabili perché più bassi di 8 centimetri rispetto agli standard. Manca l’omologazione anche per le recinzioni esterne, e per la recinzione interna, attualmente alta 1 metro e 20 centimetri, un metro in meno rispetto alla misura necessaria. Scoperte che rendono il campo non omologabile per la Serie D, alla pari del San Sabino di Canosa che ha ospitato la squadra nelle stagioni precedenti, e che hanno portato la dirigenza a fare un passo indietro: dimissioni immediate e revocabili “solo a patto che si arrivi a una soluzione della questione entro il 15 giugno” spiegano in una nota i soci. Dettate da una “notizia che va oltre i limiti della decenza”, discussa tra ricerca di soluzioni e di promesse da agenda elettorale venerdì sera nel corso di un confronto pubblico con i quattro candidati alla poltrona di sindaco: Mino Cannito, Santa Scommegna, Carmine Doronzo e Maria Angela Carone. Così, nel centesimo anno dalla fondazione, il club rischia di sparire.

E il problema stadio non coinvolge ovviamente solo il calcio ma centinaia di atleti privati di una struttura in cui allenarsi. L’ultimo esempio è quello raccontato sui social dalla campionessa Veronica Inglese, olimpica a Rio nel 2016 e collezionista di titoli nazionali e continentali. Ha raccontato di essere tornata nella sua Barletta per allenarsi in pista e di aver trovato lo stadio chiuso. “Parlo e parlerò anche in seguito – garantisce – perché rappresento tutti quei ragazzi e bambini che praticano atletica al campo di Barletta e che ancora una volta resteranno a casa perché la loro Città, la Città di Pietro Mennea, li dimentica”.