“Le parole, quelle dette e quelle scritte, sono importanti, pesano. Ma anche le parole non dette e quelle non scritte sono altrettanto importanti e pesano. Forse pesano ancora di più. Mi riferisco a quanto non detto nelle Linee Programmatiche di mandato 2022/27 a proposito della Medaglia d’oro al Merito civile e della Medaglia d’oro al Valor militare, – questa la lettera aperta inviata dal Roberto Tarantino, nipote del colonnello Francesco Grasso e presidente provinciale onorario dell’ANPI BATconcesse alla nostra città per i fatti del settembre 1943.

La memoria di quegli eventi non rappresenta e non deve rappresentare la memoria di una parte, ma deve essere memoria identitaria, patrimonio comune e condiviso dei quali ogni cittadino di Barletta deve essere orgoglioso e nei quali deve trovare le proprie radici. Ricordando che Barletta è una delle pochissime città in Italia ad aver ricevuto ben due medaglie d’oro per il contributo dato alla Liberazione dal nazifascismo, penso che sia opportuno e necessario conoscere e riflettere su cosa c’è dietro quelle medaglie, affinché esse non vengano svuotate di senso e di significato, finendo per perdere e veder tradito il proprio valore pedagogico. Dietro quelle medaglie ci sono i soldati che non gettarono armi e divise per mettere in salvo se stessi; rimasero al loro posto e difesero la città fino a che fu possibile.

Ci sono gli almeno 37 di loro che persero la vita e gli altri 27 che furono feriti in maniera più o meno grave. Ci sono gli ufficiali, Francesco Grasso e gli altri, che non pensarono neanche per un attimo alla propria vita, non abbandonarono gli uomini che da loro dipendevano, non si arresero senza tentare la legittima e dovuta difesa della città come altrove purtroppo succedeva, anche a pochi chilometri da Barletta. Ci sono le vittime innocenti dell’eccidio dell’ex Palazzo delle Poste, una delle prime stragi nazifasciste in Italia che proseguirà fino alla fine della guerra, insanguinando l’intera Italia: Matera (21 settembre 1943, 15 vittime); Pietransieri (12 novembre 1943, 125 vittime); Fosse Ardeatine (24 marzo 1944, 335 vittime); Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944, 560 vittime) Marzabotto-Monte Sole (29 settembre-5 ottobre 1944, 1.830 vittime), Castello di Godego, considerata l’ultima strage nazifascista in Italia (29 aprile 1945, 135 vittime) …Ci sono Lucia Corposanto e Addolorata Sardella, le due donne che vinsero la paura e salvarono da morte certa il vigile Francesco Paolo Falconetti, entrambe insignite di Medaglia di bronzo al Merito civile. Ci sono le altre 22 incolpevoli cittadine e cittadini barlettani, barbaramente uccisi dai Tedeschi durante l’occupazione della città e i 65 feriti.

Ma questo è, tutto sommato, abbastanza facile comprenderlo leggendo con un minimo di attenzione le motivazioni delle due medaglie d’oro: […] Le truppe nemiche, occupata Barletta, per ritorsione trucidarono barbaramente 13 (12) inermi cittadini che unirono così il loro sacrificio al valore dei militari […] (Medaglia d’oro al Merito civile, 8 maggio 1998) e […] la città si rese protagonista di una coraggiosa e tenace resistenza. Oggetto di una feroce e sanguinosa rappresaglia, contò numerose vittime tra i militari del locale presidio e i civili che, inermi e stremati dalle privazioni, furono in molti casi passati per le armi sul luogo ove attendevano alle quotidiane occupazioni […] (Medaglia d’oro al Valore militare, 7 luglio 2003).

Dietro quelle due medaglie c’è di più, c’è l’ostinata e troppo spesso solitaria, se non contrastata battaglia di due cittadini Maria Grasso e Giuseppe Tarantino che riuscirono in un’impresa da tanti ritenuta impossibile: ottenere il giusto riconoscimento dei comportamenti di quelle persone e dell’importanza di quegli eventi avvenuti al Sud, nel tanto bistrattato Meridione d’Italia, e che – oggi – sono entrati a pieno titolo nella Storia della Resistenza italiana dimostrando che non è vero che sia stata solo il vento del Nord. Sarebbe il caso di ricordare anche, a proposito di memoria identitaria della nostra città e di radici valoriali, gli oltre 600 militari barlettani deportati nei lager nazisti dopo lo sbandamento del Regio Esercito conseguente all’armistizio dell’8 settembre 1943: uomini che pagarono colpe non proprie, finendo internati e che seppero rifiutare ogni proposta di collaborazione con l’ex alleato tedesco e con la neonata Repubblica di Salò mossi dal ripudio di un’assurda, crudele, sanguinosa, inutile e ingiusta guerra, dalla fedeltà a un giuramento, dal senso del dovere e dell’onore (parole e valori anacronistici, obsoleti, superati dirà qualcuno!). Circa 70 di loro, anche giovanissimi, non fecero mai ritorno a casa. E dovremmo ricordare i più di 250 partigiani barlettani (tra di loro 5 donne) che combatterono nell’Italia del centro-nord, in Jugoslavia, in Albania, in Grecia, in Francia per liberare l’Europa dal nazifascismo. Oltre 40 di loro caddero in combattimento o furono ammazzati dai nazifascisti.

Le Linee Programmatiche di mandato 2022/27 sono state ormai approvate e non so se sia possibile emendarle. Qualora lo fosse, invito il Sindaco e tutti i Consiglieri comunali a riflettere su quanto sopra, in maniera sintetica ho riportato, e valutare la possibilità di integrare la sezione dedicata alla Memoria identitaria con un esplicito richiamo alle due medaglie d’oro concesse al Gonfalone di Barletta e a tutte le nostre concittadine e ai nostri concittadini, protagonisti della Lotta di Liberazione e che anche se meno noti ai più, sono legati alla storia di Barletta. Se ciò non fosse invece possibile, proponete e promuovete azioni concrete perché tutto quanto avvenuto a Barletta nel settembre 1943 e i protagonisti di quelle vicende, così come i Barlettani che si sono battuti e che sono morti perché nascesse una nuova Italia, libera e democratica, siano sempre ricordati e adeguatamente onorati. Questo avviene regolarmente in tantissime città che – pure – hanno meno Storia di Barletta da raccontare e di cui andare fieri. In ultimo, siate tutti orgogliosi di questa Memoria: rispettatela, tutelatela e onoratela in ogni occasione e Vi sia da guida nell’esercizio del Vostro mandato. Barletta lo merita”.