Nell’esperienza della vita abbiamo modo di osservare come certe persone possano rappresentare più di altre i concetti di solidarietà e attivismo su determinati argomenti. È il caso della presidente e fondatrice dell’associazione Osservatorio “Giulia e Rossella” ONLUS, Tina Arbues. L’associazione gestisce dal 1999 il Centro antiviolenza per le donne e i minori di Barletta, da pochi anni è inglobata in attività provinciali. Chi meglio di lei può offrirci una particolare lettura dell’impegno femminile in questi ultimi decenni, a favore di altre donne che rappresentano una triste realtà di soprusi e violenze anche nel nostro territorio?.

  • Lei s’interessa dei problemi delle donne da molti anni. 21 anni fa ha fondato l’Osservatorio “Giulia e Rossella”, baluardo cittadino di tutela dalla violenza verso le donne e i minori.

«Siamo un gruppo di donne che dal 1995 ha inteso proseguire un’esperienza pregressa facendola diventare più attuale, che è quella riguardante la lotta alla violenza contro le donne. Il gruppo fondatore di donne ha una storia alle spalle, anche per l’età di alcune di noi, che parte dall’esperienza della formazione dei consultori sul territorio, e poi delle grandi battaglie come quelle sull’aborto e sul divorzio, esperienze che hanno dato alle donne la libertà di decidere sulla propria vita. Queste lotte civiche e anche politiche, hanno condotto il gruppo di donne barlettane ad avvicinarsi a battaglie ispirate dai movimenti femminili e femministi del Nord Europa, fondando l’associazione nel 1995, che poi nel 1999 ha dato vita al Centro Antiviolenza, soprattutto grazie all’impegno politico amministrativo di un sindaco importante come Francesco Salerno, fornendoci un luogo fisico dove poter svolgere la nostra attività. Il Centro si è adoperato in questi anni in diverse direzioni (prevenzione, ascolto, tutela legale, sostegno psicologico), e finalmente ora, dopo anni di volontariato, e dopo aver vinto un avviso pubblico per la gestione del centro, anche con altre associazioni, l’impegno prosegue con la Provincia BAT; ora abbiamo siglato anche una convinzione con il Comune di Barletta che ha presentato un progetto alla Regione Puglia per potenziare le attività svolte dal Centro Antiviolenza».

  • Centro Antiviolenza: come sono cambiate le situazioni legate all’utenza?

«Il nostro impegno non è solo legato al ‘primo soccorso’, cioè alle risposte necessarie di bisogno di accoglienza e assistenza legale e psicoterapica, ma anche attraverso un’attività che ritengo fondamentale cioè quella di prevenzione, che abbiamo realizzato negli anni nelle scuole, per strada e ovunque, contribuendo certamente a una crescita culturale sul tema non solo delle donne ma anche degli uomini. All’inizio questo è stato un servizio assolutamente innovativo, è chiaro che le utenze sono venute in crescendo in questi anni soprattutto grazie al passa parola delle prime utenti contribuendo all’affermazione di questo impegno associativo che fornisce servizi del tutto gratuiti. Negli ultimi due anni, con l’esperienza provinciale, siamo state contattate da 230 donne bisognose di assistenza. Il numero è notevole, molti di questi casi sono di Barletta, e riscontriamo soprattutto casi di violenze domestiche, dove spesso il carnefice è proprio il marito. Il nostro servizio è trasversale, perché purtroppo la violenza è trasversale, proponendoci casi provenienti da donne di diversa estrazione sociale o titolo di studio corretta anche molto varie. Si pensa alla famiglia come luogo “sicuro” per eccellenza, ma non è sempre così».

  • Da pochi giorni abbiamo celebrato la Giornata della donna: dal suo punto di vista come è cambiata la condizione femminile in questi ultimi decenni? Cosa vuol dire essere donna oggi?

«Essere arrivati fino a questo punto è sicuramente una vittoria e c’è un po’ di tutte noi in questo: finalmente una città fa un salto qualitativo, attraverso questa grande iniziativa che ha coinvolto i commercianti (riferimento alla “Settimana della donna” ndr), non rincorrendo il falso mito della “festa” della donna, ma riconoscendo il significato più profondo della “Giornata” della donna; questo è un segno di grande crescita soprattutto culturale. La cultura di massa è cambiata in meglio sicuramente riguardo al tema della donna, molte conquiste infatti sono state raggiunte, certamente molte altre ancora da conseguire; c’è una più forte presa di coscienza, anche da parte maschile, ma essere donna oggi vuol dire non abbassare mai la guardia, non mollare mai».

a cura di Paolo Doronzo