L’Italia è pronta alla lunga stagione referendaria, che molto probabilmente proseguirà anche nell’anno successivo. I temi trattati sono diversi tra loro ma l’attenzione è forte, non solo della politica ma soprattutto delle associazioni e comitati di cittadini nati su questi argomenti, che sono già molto presenti in tutto il territorio nazionale, cercando di far arrivare i loro messaggi a tutti, attraverso i media e soprattutto i social network e Internet. I referendum, in generale, rappresentano un’essenza fondamentale della democrazia e della partecipazione diretta dei cittadini, che sempre più spesso si sentono vittime di un isolamento dalle decisioni fondamentali che riguardano le proprie vite; da ciò deriva l’importanza, non solo di partecipare alle consultazioni referendarie, ma anche quello di partecipare alle discussioni e chiarimenti sulle tematiche oggetto dei quesiti.

Anche Barletta e il suo territorio, vogliono dimostrare la loro presenza attiva nelle campagne referendarie, cercando di esacerbare le questioni legate a queste particolari consultazioni. Il primo referendum in ordine cronologico, già decretato dalla Presidenza della Repubblica, è per il prossimo 17 aprile: si tratta della questione legata alla ricerca e sperimentazione di giacimenti petroliferi o di gas nei mari italiani. Dilemma semplicisticamente riconosciuto solo con l’immagine delle trivelle al largo delle nostre coste. In effetti il problema ci riguarda soprattutto come Regione a vocazione turistica e balneare soprattutto, oltre che per i rischi legati alla pesca. Il referendum del 17 aprile è stato richiesto da ben nove consigli regionali e riguarda la non prosecuzione di tali sperimentazioni non appena avranno termine quelle attuali, entro le 12 miglia dalla costa. Trattandosi di un referendum abrogativo bisognerà votare “SI” per dire no alle trivellazioni. La vittoria del «Sì» obbligherebbe le attività petrolifere a cessare progressivamente, ma si tratterebbe soprattutto di una impostazione culturale. Affinché la consultazione sia valida bisogna che almeno il 50% degli aventi diritto si rechi alle urne. Il tempo è davvero poco e anche in città si fanno sentire le opinioni riguardanti una questione molto importante riguarda l’ambiente, su cui negli ultimi anni sta creando un fruttuoso sentire comune.

Il prossimo ottobre, o forse anche settembre in base alle calendarizzazioni parlamentari, si avrà l’opportunità di esprimersi riguardo al referendum costituzionale riguardante  la cosiddetta “riforma istituzionale Boschi”, riguardante fondamentalmente la fine del “bicameralismo perfetto” con la drastica riduzione di potere al Senato, che non sarà più elettivo ma formato da rappresentanti dei diversi consigli regionali. Il Senato verrà certamente ridotto nel numero dei suoi appartenenti, potrà esprimersi solo su determinati argomenti, non darà più la “fiducia” al Governo, che dipenderà soltanto dalla Camera dei Deputati. In questo caso si tratta di un referendum costituzionale, che non necessita di un quorum, ma la maggioranza e dunque l’esito verranno calcolati soltanto in base a coloro che ad ottobre si recheranno alle urne. I comitati per il “NO” a quella che definiscono un pasticcio svilente dei vincoli democratici stabiliti dai padri costituenti, si stanno già muovendo anche nella nostra città con l’intenzione di spiegare l’importanza della questione. Nei mesi successivi, plausibilmente nell’anno prossimo, c’è l’intenzione di organizzare una consultazione referendaria a riguardo della nuova legge elettorale, cosiddetto “Italicum”.

a cura di Paolo Doronzo