Incontro sul SI al referendum

a cura di Paolo Doronzo

L’oggetto del referendum di domenica prossima 17 aprile sono le concessioni alle trivellazioni entro 12 miglia nautiche (22 km), già esistenti. Nuove concessioni sono vietate già dal 2006, invece non sono in discussione le trivellazioni poste oltre le 12 miglia né le trivellazioni terrestri per la ricerca di petrolio o di gas. Per fare chiarezza riguardo al quesito referendario su cui sono chiamati a scegliere gli italiani, raccontato come “troppo tecnico”, in maniera forse tendenziosa per invogliare al non approfondimento della tematica, si è tenuto ieri sera un incontro pubblico all’esterno di una libreria del centro, organizzato dal movimento della Buona Politica, dai Giovani Democratici e dalla Rete Dem; sono intervenuti Ruggiero Maria Dellisanti , geologo e Professore di Geografia economica, Ruggiero Quarto, geologo e Docente di Scienze della Terra e Geo-ambientali presso l’Università degli Studi di Bari ed Elvira Tarsitano, biologa, Docente di Medicina Veterinaria e responsabile PD all’Ambiente in Puglia.

L’incontro ha dimostrato che viceversa i referendum costituiscono un’essenza fondante dello Stato democratico proprio perché avvicinano i cittadini a temi che li riguardano direttamente ma che spesso non si trovano ad affrontare nella quotidianità. Certo, con l’aiuto degli esperti che non mancano su argomenti come questo. L’aspetto legislativo e geografico-economico

Incontro su SI al referendum
Incontro su SI al referendum

è stato toccato dall’intervento del professor Dellisanti: «L’Italia certamente non trae benefici economici dalle trivellazioni, in gran parte compiute da compagnie estere, e comunque il petrolio e il gas che si riesce a ricavare dai nostri mari non è sufficiente al fabbisogno nazionale. Per cui la necessità di rivolgersi comunque al di fuori». Il punto è legato anche all’indeterminatezza della durata delle concessioni per le piattaforme petrolifere, cosa del tutto nuova ed unica nel suo genere, che garantirebbe alle società petrolifere una permanenza anche eterna nei nostri mari. Il prof. Quarto ha individuato due aspetti che coesistono in questo referendum: uno di merito e uno politico-ideologico. Convivere con le piattaforme è problematico, secondo il professore, sia in termini di rischio da incidente sia per lo sviluppo turistico dei nostri territori: «Per lavoro mi trovo spesso ad accompagnare i miei studenti sulle piattaforme possedendo una patente speciale che mi autorizza ad accedervi; gli incidenti, anche gravi, per tali impianti industriali, non sono immaginari. Gli esiti potrebbero essere drammatici vicino alla costa». Chiarito, dai diversi interventi, che il termine delle concessioni non causerebbe perdite di lavoro da parte dei dipendenti, anzi.

Certamente, il perno della questione, è di natura soprattutto culturale e ideologica: la vittoria schiacciante del SÌ fungerebbe da esortazione ai governanti per intraprendere una politica energetica nazionale che non guardi più al fossile, ma alle cosiddette energie rinnovabili. Ricordiamo che la Regione Puglia già provvede a soddisfare il proprio fabbisogno energetico, con il 40% di energia proveniente dalle rinnovabili. Si è posta, durante la serata, anche la questione politica, in cui il PD nazionale sostiene una diversa posizione sul referendum, rispetto alle regioni, compresa la Puglia, che hanno chiesto il referendum e sostengono il SI. Nel Partito Democratico esistono diverse anime pensanti in maniera anche differente. Questo è anche stato ribadito non solo dall’organizzazione dell’incontro di ieri, ma anche dalla presenza di esponenti del PD locale come la consigliera comunale Giuliana Damato e la Vice segretario regionale del partito, Assuntela Messina, che ha ripetuto il proprio sostegno per il SI in linea con il Presidente della Regione, Michele Emiliano. L’incontro è stato moderato dal giornalista Pino Curci.