Incontriamo la nuova Presidente dell’assemblea regionale del PD, la barlettana Assuntela Messina, per commentare il suo impegno nel Partito, in ambito regionale e comunale.

Assuntela Messina, presidente regionale PD

Prima vice-segretario regionale del Partito democratico (numero due di Emiliano), pochi giorni fa il congresso l’ha nominata presidente regionale del PD, un ruolo prestigioso e di garanzia. La sua ascesa politica la sta compiendo all’interno del partito: cosa rappresenta oggi l’idea democratica all’interno di un partito, spesso bersaglio di tante critiche?
«Per prima cosa, la ringrazio per l’attenzione che rivolge a me come persona e al ruolo di Presidente Regionale del PD che mi onoro di ricoprire. Considero l’Idea di Democrazia la cifra costitutiva dell’agire politico, il necessario presupposto alla pratica dell’impegno che necessariamente si realizza nella dimensione della Condivisione. La volontà di costruire un percorso che parte dalla dignità di un Pensiero che non si accosta “semplicemente” a quello degli altri, ma che si coniuga al plurale e diventa patrimonio di tutti. Lavorare in questa direzione è il modo più concreto per restituire autorevolezza e credibilità ad un attivismo che guardi la realtà nei suoi problemi e nelle sue urgenze, piuttosto che disperdersi in affanni autoreferenziali».
Suo padre, Armando, è stato sindaco democristiano del Comune di Barletta negli anni ‘70. Come crede che la tradizione più moderata possa rappresentare le istanze del cambiamento progressista, confluite nel PD? La figura di Aldo Moro appare emblematica nella sua formazione politica come anche nella creazione del centrosinistra: cosa questo statista rappresenta per lei?
«Da mio padre eredito la grande passione per la Politica, una tensione fisiologica all’impegno e alla responsabilità verso ciò che ci è stato dato, in senso lato. Il cambiamento è una necessità connaturata all’evoluzione dello stato di cose esistenti. Ovviamente la sua valenza progressista è il frutto di una dialettica interna al dibattito politico di cui la tradizione moderata costituisce uno degli assi fondamentali. Punto di riferimento culturale e valoriale per alcuni, per altri rappresenta indubbiamente una dimensione con una sua specifica tessitura e articolazione, anch’essa dinamica rispetto ai tempi e necessaria al contraddittorio e al confronto. In questo senso la figura di Aldo Moro continua a rappresentare uno stimolo alla positiva interrogatività della Politica. Per me in particolare testimonia quella capacità di lucido e lungimirante ascolto del presente, quel riflettere sulle cose attraverso un metodo garantito dall’oggettività dell’analisi e vivificato da coordinate tali da animare lo slancio di prospettiva e, allora si, di ogni possibile cambiamento per la comunità intera. In questa nuova stagione dei diritti, la levatura intellettuale di un certo pensiero, accanto ad altri autorevolissimi e altrettanto preziosi, marca la differenza e accentua la nostalgia per un livello che sembra oggi adombrato dalla mediocrità di certa riflessione».

Da quando esiste l’elezione diretta del sindaco, a Barletta ha sempre trionfato alle urne la coalizione di centro-sinistra, ed anche in Regione la tendenza è cambiata ormai da ben tre legislature: questo pensa che sia da ascrivere come merito della coalizione progressista o demerito degli altri?
«Il merito è della coalizione di centrosinistra congiuntamente alle personalità a cui ha affidato il compito di amministrare. Ciò non toglie che alcune criticità che si sono evidenziate in corso d’opera vadano risolte con estrema attenzione e tempestività, anche partendo dall’autocritica rispetto a scelte e metodi che hanno appannato gli obiettivi o li hanno snaturati nel mentre. Ritengo determinante il momento della “scelta “, che qualifica una coalizione e ne condiziona gli esiti futuri, nel bene e nel male. Una responsabilità della politica è la determinazione nel perseguire in modo trasparente e leggibile il progetto che ha messo in campo, ma soprattutto nell’individuare sulle gambe di chi far camminare il progetto».

Madre, insegnante, politico: crede che la sua esperienza politica possa fungere da esempio e sprone per le donne che incontrano un po’ più di difficoltà rispetto agli uomini nell’ambito politico?
«Più che di esempio parlerei di riferimento. La gestione del quotidiano, e non solo, necessita di un grande sforzo organizzativo, di costanti rinunce e di una attenta modulazione dei tempi. Il tutto a garanzia di un equilibrio che salvaguardi ognuno di questi ambiti e che sento di vivere con pari senso di responsabilità. L’essere donna, madre, moglie, docente, continuo a ritenerla una grande spinta in grado di rafforzare e sostenere proprio l’impegno e l’amore che trasferisco in politica. Di fronte alle difficoltà, ai tentativi più o meno espliciti di marginalizzazione, alle piccole-grandi violenze, agli “attentati ” all’intelligenza, la risposta è in una sfida meravigliosamente vitale».

La maggioranza in Consiglio comunale che regge il sindaco Cascella, vede il PD come forza numericamente principale; tuttavia, la coalizione si è rotta rispetto alle elezioni del 2013 perdendo alcuni pezzi e facendone entrare altri. Non crede che sia compito principale del Partito Democratico quello di mettere insieme, anziché di escludere forze che rappresentano la sinistra a Barletta?
«La situazione è oltremodo complessa. Necessita di un’analisi dettagliata su ciò che è stata la vita amministrativa di questi anni . Alcune situazioni sono comunque frutto delle scelte politico-amministrative di chi governa».

Il sindaco Cascella ha affermato in una nostra recente intervista di non volersi ricandidare alla scadenza del suo mandato: le risulta movimento nella coalizione per ricercare un nome, che possa piacere a tutte le parti politiche del centro-sinistra, anche ai non addetti ai lavori? Barletta sarebbe pronta ad un altro sindaco donna?
«Ho una visione della politica corale, condivisa e rifuggo da tutti quei tentativi di predestinazione dei percorsi che non abbiano attraversato il momento della condivisione vera, non apparente. Il fisiologico dinamismo indubbiamente spinge alla formulazione di ipotesi future, ma ritengo così importante realizzare con dignità il presente da non volerne essere nè trascinata nè coinvolta in tempi non consoni».