Un pomeriggio di giochi, danze, canti, letture, recitazioni, con il coinvolgimento di tutta la cittadinanza, per ribadire i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza organizzato dalla UISP comitato BAT e dal comitato operativo “E’ un Gioco da Ragazzi” in collaborazione di Coldiretti con il patrocinio UNICEF Bari e del Comune di Barletta. Oggi, sul lungomare di ponente, a Barletta, a partire dalle 17.30, il secondo appuntamento con i festeggiamenti dell’Associazione “E’ un gioco da ragazzi” per il XXV anniversario della ratifica italiana della Convenzione sui diritti del fanciullo.

In ossequio ad un principio fondamentale della Convenzione, il diritto al Gioco, saranno effettuate diverse attività ispirate ai diritti naturali dei bambini, così come teorizzati dal pedagogista Gianfranco Zavalloni: il diritto all’ozio, a sporcarsi, agli odori, alla strada, all’uso delle mani, alle sfumature, al dialogo. Attività associate al gioco: dai giochi dimenticati e inventati, allo sport e alle rappresentazioni teatrali, alle letture, danze, canti, etc. in spazi pubblici. Quindi si cercherà di dare un’anima ai luoghi piantando degli alberi, offerti dalla Coldiretti, coinvolgendo attivamente i bambini e i ragazzi, promuovendo in loro l’idea che si tratta di un bene che appartiene a tutti, che va vissuto come proprio, seppur nel rispetto di ciò che è di un altro, ma che aggiunge tanto valore al piccolo privato di ciascuno. L’obiettivo generale è quello di coinvolgere tutta la città alla partecipazione e alla conoscenza dei principi fondamentali sull’infanzia e sull’adolescenza, sviluppando il concetto di “Città amica” delle bambine e dei bambini che deve essere applicabile al governo di tutte le comunità – grandi o piccole, urbane o rurali – nelle quali sono presenti i bambini. L’obiettivo specifico è quello di offrire la possibilità ai più giovani di usare gli spazi pubblici, già pensati e realizzati, affinché non risultino dimenticati e trascurati e perciò “brutti”. Quello che si vuole fare è rimettere in discussione il nostro modello civico, evitando di agire per consuetudine, ma raccogliendo al contrario la ricchezza educativa che l’infanzia e l’adolescenza ci offrono e ponendo al centro della riflessione il minore.