Partiamo da un assunto, siamo d’accordo con il sindaco Cascella quando afferma che ultimamente in consiglio comunale e nella politica barlettana in genere si sta abusando nel citare Luigi Pirandello e non vogliamo (sarebbe gioco facile) dare una risposta alla domanda da lui stesso formulata ieri notte su Facebook rifacendosi al poeta siciliano (rieccolo) e ad una sua novella dal titolo “Non è una cosa seria”. La risposta a questa domanda, lo abbiamo detto, sarebbe piuttosto facile alla luce di quanto accaduto oggi.

In un consiglio comunale riaggiornato dopo la maratona di ieri (6 ore di cui abbondanti 3 a discorrere della questione Dimaggio) e solo grazie ai voti delle opposizioni (dai socialisti al centro destra passando per gli indipendenti) è stato approvato dopo 3 ore circa di discussione (il consiglio ha avuto inizio alle 18 con un’ora e mezzo di ritardo rispetto alle 16.30, orario di convocazione) il Piano per il commercio.

Già questo di per se basterebbe a descrivere quanto accaduto in un consiglio ancora una volta tristemente caratterizzato dalle fibrillazioni di una maggioranza sempre debole, fiaccata dalle consuete numerose assenze e con un Cascella salvato dal suo Godot (cambiamo citazione, passando a Beckett) che ha le sembianze di Cefola, Damiani, Basile, Alfarano, Cannito e Salvemini (questi ultimi due favorevoli seppur con qualche perplessità). Come detto già questo basterebbe ed invece, il finale è altrettanto eloquente.

Dopo l’approvazione del Piano di Commercio e relativa respinta della proposta dei consiglieri Doronzo e Campese di ridiscutere mediante un dibattito ampio che comprendesse l’intera cittadinanza un’aspetto della delibera che a loro dire sconfinava in aspetti urbanistici (modalità di riconversione dei capannoni ad uso industriale in capannoni ad uso commerciale) è arrivato il triste finale con il consiglio interrotto per mancanza del numero legale provocata dall’allontanamento degli stessi consiglieri del Pd presenti (Cascella, Ruta, Damato, Santeramo) e relativo rinvio (da chiarire a quando) dei restanti punti all’ordine del giorno a partire dal regolamento per il commercio su aree pubbliche su cui la discussione era appena iniziata. Alle 22.30 la seduta è terminata, lasciando ancora una volta a chiunque vi abbia assistito (in pochi, davvero in pochi a testimonianza di un interesse verso la politica ormai ai minimi termini) quel senso di incertezza riassumibile con una semplice interiezione: mah!.