Sono solo chiacchiere. I sindaci di Trinitapoli e di San Ferdinando di Puglia, Francesco di Feo e Michele La macchia, rimandano al mittente le accuse mosse da Franco Metta, presidente del consorzio Foggia 4 e sindaco di Cerignola, di pagare rispettivamente solo 783.240,62 euro e 750mila euro annui, invece del 1milione e 400mila euro, più 300mila per i materiali pregiati la cui vendita finisce nelle casse della Sia azienda che gestisce la nettezza urbana, realmente versati dai due comuni della Bat. «Ė assolutamente falso – affermano i due sindaci – L’operazione di mistificazione del presidente Franco Metta è comprovata dalla macchietta della transazione del debito del comune di Cerignola che si concluderà nel 2019 con un importo mensile di 120mila euro. È questa la madre di tutti i mali. È doveroso precisare a chi ignora e fa finta di ignorare che Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia in tempi non sospetti abbiano stipulato un contratto con Sia, il cui progetto tecnico è stato direttamente predisposto dai tecnici dell’azienda. Il contratto di un milione e 400 mila euro è a corpo e onnicomprensivo, con questa tipologia i due comuni hanno raggiunto le percentuali di differenziata tra le più alte del consorzio. Metta spieghi a quale punto è lui a Cerignola dopo più d’un anno di amministrazione in cui la colpa è sempre di qualcun altro».

«Siamo in possesso di dichiarazioni e documenti che comprovano come il presidente Metta abbia chiesto gli addendum solo ed esclusivamente per pareggiare la debitoria della società, senza pertanto verificare nel concreto i servizi erogati nei confronti dei comuni. Questo significa truffare i cittadini perché la Tari è una tassa che ricade interamente sugli utenti. I nostri Comuni hanno sempre assicurato il servizio alle proprie città, servizio comunque mai reso a opera d’arte da Sia, benché con mezzi obsoleti e con grosse problematiche collegate al personale. Coi soldi dei consorziati garantisce servizi supplementari a Sia, come quelli cimiteriali, verde, manutenzione, tributi, per citarne alcuni. Saremmo curiosi di scoprire l’alchimia che evita che il suo addendum ricada sulla Tari. Anziché fare una transazione di tre anni, avrebbe fatto bene a pagare tutta la somma e inventarsi piani di rientro all’interno del suo comune. Quella transazione fa fallire Sia e mette in mezzo alla strada i lavoratori. Non regge più la storia del sindaco e presidente novello».