Una riconversione necessaria, da programmare con attenzione, puntando alla crescita sostenibile del tessuto produttivo cittadino. Si è discusso delle prospettive aperte dalla recente approvazione della delibera comunale sulla Pianificazione strategica del commercio nel corso dell’incontro svoltosi mercoledì 21 settembre presso la sala riunioni “Progetto Lavoro” in via Trani; organizzato dal mensile Barletta Siamo Noi e moderato dal giornalista Giacomo Caporusso, il convegno ha visto la partecipazione dei funzionari comunali Franco Dileo e Michele Di Chio, del consigliere capogruppo di Forza Italia Dario Damiani e del sindaco Pasquale Cascella. Presenti in sala anche i rappresentanti dell’associazione di categoria Assinpro; assenti Confindustria e Confapi.
Tra i punti qualificanti del provvedimento approvato lo scorso luglio, la possibilità di modificare la destinazione d’uso dei capannoni ubicati in via Trani, finora destinati ad esclusivo utilizzo industriale. Tramontata “l’età dell’oro” dell’economia locale cresciuta grazie alle attività produttive del settore tessile e calzaturiero, gran parte dei locali industriali siti lungo l’arteria che collega Barletta a Trani è stata dismessa, vittima della destinazione esclusiva ad uso industriale. «Un cimitero di capannoni» lo ha definito il consigliere Damiani, sottolineando che la delibera è stata approvata «con la convergenza delle forze politiche di opposizione in quanto provvedimento utile nell’interesse della città e già punto strategico della campagna elettorale del centrodestra».
A relazionare sui passaggi salienti dell’iter tecnico-amministrativo, i funzionari comunali Franco Dileo e Michele Di Chio. «Il Comune di Barletta non si dedicava a una seria pianificazione delle attività commerciali da circa 20 anni. In realtà non si era mai dotato di un vero piano commerciale per il rilascio delle autorizzazioni e quindi era di fatto privo di un importante strumento di sviluppo – ha esordito Dileo – . Abbiamo iniziato a lavorare partendo proprio dall’analisi delle zone di via Trani e via Foggia e le norme entrate in vigore di recente ci hanno agevolati. A titolo di esempio, la direttiva Bolkestein che abolisce i vincoli di superficie e metratura. A conclusione del lavoro di studio con il Settore Urbanistico, indispensabile per individuare cosa fare in queste aree, abbiamo redatto il documento che consta di tre parti: lo status quo, gli indirizzi operativi agli uffici per le autorizzazioni fino a 1500 mq e le idee di sviluppo sostenibile, cioè durevole, che guarda al futuro. Lo studio è stato realizzato dai CAT, i centri di assistenza tecnica delle associazioni di categoria, e individua nuove possibili destinazioni d’uso: attività fieristiche, terziario direzionale, complessi turistici, alberghi, centri sportivi e altro ancora». Si ampliano, dunque, le opportunità di investimento nelle zone industriali della città. «Finora non potevamo accogliere domande per attività commerciali perché la destinazione d’uso era solo industriale – aggiunge Michele Di Chio – Oggi grazie alla delibera sulla liberalizzazione già abbiamo rilasciato qualche autorizzazione per attività di media struttura di vendita. In ufficio stiamo vedendo i risultati perché gli imprenditori, i professionisti vengono a chiedere informazioni. Vedo possibilità di sviluppo soprattutto per le medie strutture di vendita; però il PUG è fondamentale perché crea il tessuto urbanistico di base».
Partendo da queste premesse che appaiono positive, «abbiamo ora l’esigenza di programmare lo sviluppo della città. Basta con la selva di capannoni generata dalla disponibilità di qualche finanziamento – ha dichiarato il sindaco Cascella– L’amministrazione ha la responsabilità politica dell’atto ma l’interesse è di tutti, perché via Trani deve essere posta al servizio delle esigenze produttive della città. Lo sviluppo dovrà essere naturalmente compatibile con l’ambiente e le attività produttive dovranno misurarsi coi guasti del passato. Quali attività? Bisogna capire in che modo la zona possa svilupparsi senza mettere tutto insieme come se si trattasse di un vestito di Arlecchino. Questo strumento, quindi, apre la strada a un lavoro di visione e programmazione, grazie al quale via Trani può diventare un modello di sviluppo economico e urbano».