Il dovere del ricordo, l’ostinata volontà di non dimenticare, l’affannosa sete di giustizia. Per il quinto anno da quel maledetto 3 ottobre 2011, nel quale persero la vita Tina Ceci, Giovanna Sardaro, Matilde Doronzo e Antonella Zaza, impiegate in una maglieria, e Maria Cinquepalmi, la figlia tredicenne del titolare, Barletta ha inteso ricordato le vittime del crollo di via Roma: una cerimonia composta, che ha visto la presenza del sindaco Pasquale Cascella, del vice-presidente della provincia Luigi Antonucci e del prefetto della Bat, Clara Minerva, tra i rappresentanti delle istituzioni presenti. Il primo cittadino ha deposto una corona di fiori ai piedi della grigia cancellata che da 1500 giorni ormai circonda l’area, triste promemoria di ciò che la mala edilizia può comportare.

Già, la mala edilizia. Perché quella di via Roma non è stata una tragedia del “lavoro nero”: la conferma è arrivata dalle carte. Dalle 959 pagine con le quali i giudici del tribunale di Trani motivano la sentenza di condanna, emessa il 15 dicembre 2015 nei confronti dei 15 imputati nel processo, emerge una “scelleratezza” di fondo nelle modalità di demolizione della palazzina. Lo stabile crollato non fu ritenuto appartenente a un unico complesso compreso tra le vie Cognetta, Mura Spirito Santo, De Leon e Roma, come sempre sostenuto dall’accusa del pm Giuseppe Maralfa, ma come una porzione isolata. Errore esiziale, che ha portato alla tragedia e al conseguente processo, nel quale sono maturate pene comprese tra un minimo di 4 mesi al massimo di 5 anni e 6 mesi, con parti civili risarcite per un totale di 4 milioni di euro.

“La concatenazione delle cause, così come sono emerse dalla prima sentenza della magistratura, ci dice che ci sono responsabilità complesse-ha spiegato il sindaco Cascella-è necessario ancora una volta ricordare come ci debba essere il rispetto delle vite umane. Per questo abbiamo istituito le giornate della mala edilizia: nel tempo si sono verificate diverse sciagure, un dato che fa a pugni con la statistica e ci dice quanto sia duro il lavoro da compiere con la sinergia tra le attività pubbliche e private, perché quello che è accaduto più volte non accada più”. Una certezza c’è, in via Roma non si tornerà a costruire laddove oggi regnano il vuoto e il ricordo: “Ritengo che ci debba essere un monumento alla memoria delle persone: non può esserci ricostruzione dove sono avvenute sciagure, come avvenuto altrove-ha assicurato il primo cittadino-Non dobbiamo costruire senza memoria: abbiamo la consapevolezza della memoria e dobbiamo rispettarla”. Sullo sfondo restano corone di fiori e l’eco di quel terribile rumore, che scosse la città alle 12.21 di cinque anni fa.