Il 4 dicembre prossimo saremo chiamati a votare per il referendum costituzionale confermativo sulla riforma che riguarda i cardini principali della nostra Repubblica, previsti dalla riforma a firma del ministro Boschi e del presidente Renzi. Com’è noto, questo referendum, poiché costituzionale, non ha bisogno del raggiungimento di un quorum, ma sarà sufficiente, per esprimerne l’esito, la maggioranza di coloro che si recheranno alle urne. Un motivo in più per assicurare un’importante partecipazione, come si augurano i sostenitori di entrambe le opinioni al quesito referendario. Prosegue, intanto, il ciclo di confronti promossi dal Comitato “Basta un Sì per cambiare” di Barletta per approfondire i contenuti della Riforma; ieri sera, nel salone del Circolo Unione, si è svolto il “IL DIBATTITO #2”, un confronto tra le ragioni del SI’ e quelle del NO, rappresentate rispettivamente dall’on. Luciano Violante (PD), già Presidente della Camera dei Deputati, professore di Istituzioni di Diritto e Procedura Penale, sostenitore del Sì e Ugo Villani, professore di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea, sostenitore del No. Un incontro molto interessante nei contenuti espressi da entrambe le posizioni, soprattutto per la levatura culturale dei due protagonisti, accolto da un numerosissimo pubblico presente. Tanti gli argomenti approfonditi nella discussione da entrambi gli interlocutori: il primo di questi è stato quello riguardante la possibile composizione del Senato, prevista dalla riforma (sarebbe formata soltanto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e cinque senatori di nomina quirinalizia) su cui Villani ha espresso notevoli dubbi riguardo al doppio incarico di nuovi senatori, anche se non retribuito con una maggiorazione, in maniera efficace: «Come può un senatore “a mezzo servizio” svolgere al meglio il proprio incarico? Sarebbe stato meglio eliminare del tutto il Senato anziché renderlo una sorta di dopolavoro». Riguardo alla sua elezione magari sarebbe stato meglio discutere prima di una giusta legge elettorale, anche se sembra deciso che potranno essere scelti dagli elettori durante le consultazioni per le regionali. Violante ha riferito i criteri principali che muovono questa spinta riformistica, individuandoli nei criteri di “stabilità per i governi, rapidità degli iter legislativi e semplificazione”, soffermandosi a spiegare il motivo per cui storicamente la nostra Costituzione sia eccessivamente rigida, seguendo gli schemi di quello che è noto come “il principio di non decisione”: «Il bicameralismo paritario faceva sì che chi avesse vinto in un ramo del Parlamento sarebbe potuto soccombere nell’altro», naturalmente il riferimento e alla Costituzione del 1948 quando il mondo, e la politica italiana, erano divise in due blocchi contrapposti (Guerra Fredda). Ma Villani: «Non credo che i governi cadano per la presenza del Senato, semmai per le difficoltà interne ai partiti con gli “Enrico stai sereno”».

15033971_10209713853136510_1762993324_oPer Violante, dunque, si tratta di una riforma che riguarda la costruzione di un disegno futuro per l’Italia da cui non si può prescindere nella finalità delle visioni internazionali, con gli investimenti nel nostro Paese, visto il sistema d’interdipendenza fra gli Stati, una realtà che ci troviamo a condividere necessariamente in un mondo sempre più globale: «Se in Francia vince Hollande o Le Pen ci interessa. Se in Austria si afferma l’estrema destra ci interessa». Affrontato anche brevemente il tema dei decreti legge che, nella riforma, avranno una disciplina più rigorosa e dovranno regolare solo materie omogenee. Rimane la possibilità per il Governo di emettere dei provvedimenti che avranno una “corsia preferenziale” in Parlamento. Si è discusso ampiamente anche dei nuovi rapporti previsti tra lo Stato e delle Regioni per cui è stato riconosciuto l’errore della riforma realizzata nel 2001 del Titolo V della Costituzione: molti poteri tornerebbero allo Stato centrale, di fatto depauperando le competenze regionali, che tuttavia potrà occuparsene ampiamente attraverso le nuove competenze previste per il Senato che a questo punto sarà non più un doppione della Camera dei Deputati, con le medesime funzioni come previsto ora. «Alla competenza esclusiva dello Stato tornerebbero le materie strategiche (ad es. grandi infrastrutture, distribuzione nazionale dell’energia), le materie che riguardano la competitività dell’Italia nel quadro internazionale (ad es. valorizzazione dei beni culturali)».15008091_10209713860936705_748829240_o

L’incontro è stato moderato dagli interventi e dalle domande della consigliere comunale-PD, Giuliana Damato, e da Stefano Chiariello, già segretario cittadino del Partito Democratico e referente del Comitato; presenti all’incontro molti esponenti della politica locale, di destra e di sinistra, consiglieri comunali, la presidente del Consiglio comunale, Carmela Peschechera, e il sindaco Pasquale Cascella.

15044818_10209713854376541_859369462_o 15053431_10209713862976756_738351458_o

 

15034332_10209713868976906_236312190_o 15034037_10209713881657223_601724972_o