a cura di Lucia Pepe

Classe 1975 , l’andriese Gerardo Tango  presenterà a Barletta il 23 febbraio prossimo il suo disco d’esordio solista “Una donna”; intanto Barlettanews24.city ha incontrato il cantautore per conoscere questo suo primo album di inediti.

Prima di scrivere “Una donna”, prima del cantautorato solista, chi era Gerardo Tango e quali erano le sue influenze musicali?

«Prima il mio lavoro era tutt’altro e la musica solo un hobby, suono da vent’anni ma la musica è diventata il mio lavoro a tempo pieno solo da quattro. E musicalmente parlando, prima di questo progetto solista c’erano i Mufla, la band con la quale ho suonato fino al 2000 e con la quale avrò scritto 70-80 canzoni. A 20 anni scrivevo in inglese ma poi ho sentito la necessità di far capire il testo (Lou Reed diceva che il testo è più del 50% della canzone, io dico il 50%): se ti avvicini al cantautorato non puoi non dare valore al testo e io non ho mai scritto testi banali, canzoncine fine a se stesse. Per questo gli italiani a cui mi rifaccio sono quelli che se non sono considerati poeti poco ci manca: de Andrè, Jannacci, Gaber, de Gregori, Rino Gaetano… e Piero Ciampi a cui ho dedicato una canzone. Per il resto, sono cresciuto con il rock anni  ’60 – ’70, fra Led Zeppelin e Deep Purple, e poi sono arrivati il blues e il jazz».

Di cosa parlano le canzoni di “Una donna” e qual è il fil rouge del disco?

«In “Una donna” ci sono soprattutto canzoni d’amore e canzoni che affrontano temi sociali, come il tema del lavoro o la politica; non c’è una vera linearità fra i pezzi se non che nessuna è una canzonetta, per me ci deve essere un significato nel testo e per questo magari i pezzi non ti arrivano al primo ascolto. Ad esempio La Borsa di Piero ha vari rimandi a canzoni di Piero Ciampi che uno magari non sa neanche chi è ma io l’ho talmente assimilato che mi ha dato questa canzone, una canzone che prende ispirazione da un fatto biografico: Ciampi in un dei suoi tanti viaggi perse la sua borsa a cui era molto legato e io mi sono immaginato di averla trovata ed averci trovato dentro tante cose…»

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Quindi tu ci metti delle citazioni, poi l’ascoltatore in base alle sue conoscenze può cogliere alcuni elementi invece che altri?

«Esatto, il testo de “La borsa di Piero” ha vari livelli e mi onoro di dire che quest’anno era tra le migliori 40 canzoni in gara al Premio Tenco; il disco ha avuto due nomination al Tenco, una per miglior canzone 2016 con La Borsa di Piero e una come miglior opera prima, il che è un buon risultato per essere un lavoro completamente autoprodotto (registrato fra Digressionimusic a Molfetta e l’Owt studio a Bari)».

Anche nel video c’è una certa cura nel raccontare e mettere in scena una storia…

«Sì, infatti il video di “Canzone Insoddisfatta” ha vinto lo scorso anno il Gran Premio Manente (Manente era un musicista e regista Rai scomparso nel 2005 in seguito ad un incidente stradale) per il suo alto livello musicale e visivo».

Progetti per il presente e per il futuro?

«Nell’immediato c’è il concerto a Barletta il 23. Comunque sto già lavorando al secondo disco, la maggior parte delle canzoni sono pronte e questa volta non sarà un lavoro autoprodotto ma pubblicherò con una casa discografica toscana che raccoglie cantautori indipendenti, la Isola tobia label. Intanto continuano i live ma soprattutto con le cover band, i locali sono più interessati a quelle perché chiamano più pubblico: ho deciso di fare il musicista e per mantenermi suono e canto in dieci gruppi, cover band da Jeff Buckley a John Lennon, Led Zeppelin e Deep Purple, è il mio lavoro e mi guadagno da vivere così».