“Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima.”, così parlava Karl Kraus di quel mestiere che in realtà gli apparteneva, quel “riempire pagine” con cose “già sapute” era stato in effetti il centro della sua vita. Ma una riflessione è di dovere: in un mondo che viaggia alla velocità della luce, dove la comunicazione delle notizie avviene tramite diversi e numerosi canali (non tutti attendibili e controllati) quanto ancora di pari passo viaggiano giornalismo e cultura?

Si è svolto così la scorsa sera presso la Sala della Comunità S. Antonio, l’incontro pubblico sul tema “Giornalismo e cultura. Due voci a confronto”, durante il quale la giornalista Sabina Leonetti, redattrice del quotidiano “Avvenire”, ha intervistato la scrittrice Marianna Montenero, tranese, scrittrice di romanzi, poesie e libri per bambini, sul rapporto fra giornalismo e cultura, su giornalismo e letteratura, nel territorio del nord barese, tra prospettive ed evoluzioni. Nel corso dell’evento è stato poi presentato l’ultimo romanzo della scrittrice, “La strada bagnata”, edito nel 2016.

“Esattezza, concretezza, senso della realtà, metodo” sono infatti solo alcuni dei parametri necessari alla scrittura di un buon articolo di giornale, all’approfondimento di un dato argomento in una prospettiva giornalistica. Qualcuno una volta ha detto: «Non va mai sui giornali la notizia della prima farfalla avvistata in primavera. Le cose colorate non fanno notizia.». È forse vero quindi che il giornalismo ha perso la propria lucentezza, riducendosi a mera cronaca? Non si trasmettono più belle notizie e il giornalista da strapazzo va spesso alla ricerca della cronaca succulenta, gareggiando con i suoi colleghi per riuscire prima degli altri a raccontare del dolore, trascendendo nel patetico sciacallaggio, solo per il gusto della notorietà. Inutile negarlo, soprattutto nelle piccole realtà cittadine questo avviene ogni singolo giorno, ma il giornalismo di spessore è un’altra storia ed è una storia che nasce in seno alla conoscenza, alla cultura, alla curiosità.

Giornalismo e cultura sono quindi concatenate realtà, imprescindibili l’una dall’altra nel processo di formazione della notizia e, un buon giornalista, come sosteneva nell’incontro la scrittrice Marianna Montenero, «dev’essere in grado di fornire spunti di riflessione attingendo al proprio patrimonio culturale, senza cadere nell’opinione; perché un buon giornalista è necessariamente un vorace lettore, un insaziabile curioso».

Oggi il giornalismo è fatto anche di storie e forse, solo in questi rari casi, si racconta “delle prime farfalle di primavera”. Il bello diventa cronaca e la cronaca del bello si fonde con la letteratura quando, un racconto o un romanzo prendono spunto dalla quotidianità. Così si incontrano, due mondi vicini, fratelli e figli della stessa madre: la conoscenza.

Il romanzo “La strada bagnata”, diventa quindi racconto delle “piccole magie del quotidiano”, dove in un piccolo paesino sperduto nella Lucania, si incontrano amori e destini, semplicità e dolori, conflitti e quesiti, fede e speranze. Un racconto che merita di essere letto, con temi “non parlati” ma “agiti”, dove non mancano riflessioni importanti nella vita di un semplice postino, Gaetano, un protagonista insolito, campione di semplicità in un mondo che corre verso gli eccessi, insaziabile turbinio di futilità. Il romanzo come racconto sociale, come riscoperta del territorio e promozione delle piccole realtà «Cercavo un luogo che facesse da riverbero alle emozioni buone del protagonista», ha dichiarato la scrittrice Mariana Montenero nel corso dell’incontro, descrivendo il suo personaggio come un instancabile sognatore, un uomo semplice e gentile, capace di non perdere la speranza in una città appena danneggiata dal terremoto. Un intreccio di vite e storie, di piccoli personaggi di contorno che concorrono alla definizione di quel «buono che non fa notizia ma che è indispensabile, perché senza il bene avremmo un mondo ancor peggio di quello che è.»