“Inutili”. “Buoni solo per generare multe”. “Limiti troppo bassi”. Oppure: “Giusto così”. “Finalmente”. E ancora: “Servivano, ma il problema è più ampio”. Prendete questi commenti, associateli alla recente entrata in funzione di 4 velobox sul litorale di Ponente dedicato a Pietro Mennea, a Barletta, e otterrete il mix perfetto. Già, perfetto per capire da dove ripartire nell’ideare il concetto di cittadinanza partecipata. A sollevare un polverone di polemiche è stata, dicevamo, la recente installazioni delle postazioni, spiegata dall’amministrazione comunale con l’intento di tutelare “’l’incolumità e della sicurezza comune, volti a facilitare l’attraversamento pedonale soprattutto nei mesi estivi”, all’interno di un quadro di provvedimenti più ampio.

Velobox su litorale Mennea

Il giorno 1 per le postazioni, seppur in fasce orarie limitate, è stato quello di ieri: cammino a passo d’uomo sul litorale, finalizzato però a permettere a centinaia –saranno migliaia nel weekend- di bagnanti e fruitori dei lidi e dei bar, oltre che di runners, di poter usufruire con maggiore tranquillità nell’area. La “pietra dello scandalo” è stata rappresentata dal limite stabilito: 30 chilometri orari, a fronte dei 50 solitamente vigenti in città. Un limite “esagerato” per molti, che hanno visto l’installazione dei velobox solo come un mezzo per rimpinguare le certo non floridissime casse comunali. Non bisognerebbe però guardare il dito, quanto la luna: quella che spesso ha illuminato incidenti stradali e attraversamenti pedonali con il brivido, in una zona che in estate è sempre più il cuore pulsante della città. “Auto che marciano come bici” si sono lamentati in molti. Vero, aggiungiamo. Anzi, forse anche con un limite inferiore. Un’idea che di primo acchito fa sorridere, in primis pedoni e ciclisti, ma che in realtà serve a rendere la circolazione più sostenibile e soprattutto sicura. Ed in effetti, numeri alla mano, laddove la “zona 30” è stata applicata in altre città italiane, Torino in primis, gli incidenti sono diminuiti. Barletta è chiamata a dar prova di senso civico e responsabilità e ad essere più forte della capacità di attaccare ciecamente (spesso non senza ragioni alla base) l’operato di Palazzo di Città. La disfida del velobox è aperta: la città saprà vincerla?