Non ha ancora celebrato l’anno di vita (avverrà a fine novembre), ma ha già una consolidata esistenza e apprezzabilità nel web: l’identikit risponde al nome di Faceguard, programma ideato dal 27enne barlettano Mario Colabufo, imprenditore, nel tentativo di limitare un fenomeno in costante aumento: l’utilizzo della rete e la possibilità di incorrere nei suoi pericoli. «Le attività che i ragazzi svolgono online o attraverso i media tecnologici hanno quindi spesso conseguenze anche nella loro vita reale. Allo stesso modo, le vite online influenzano anche il modo di comportarsi dei ragazzi offline, e questo elemento ha diverse ricadute che devono essere prese in considerazione per comprendere a fondo il cyberbullismo» spiega lo stesso Colabufo. La sua idea, maturata attraverso uno scambio di mail con la sede centrale di Facebook e l’aiuto di alcuni esperti informatici, è diventata una realtà dai numeri importanti: «Abbiamo risposto a 2000 persone che ci hanno chiesto una mano, risolvendo le loro segnalazioni nell’arco di un tempo massimo di 48 ore, e posso dire con fierezza che la nostra figura è sempre più riconosciuta. Abbiamo affinato un’equazione che ci permette di accontentare e aiutare l’utente medio con elevatissime percentuali di successo».

Colabufo ha cercato di trovare un metodo che riducesse la possibilità di affibbiare etichette gratuite sul web: «Il progetto è cresciuto anche al confronto costante con Facebook Italia e Confindustria Giovani –incontrati in occasione del Forum dell’Economia Digitale a Milano- nonché con Marco Montemagno. Con loro abbiamo toccato un tema fondamentale: la legislazione oggi è troppo indietro rispetto alle nuove tecnologie.  Alla registrazione sui social occorre affiancare una carta d’identità e un codice fiscale: questo permetterebbe di azzerare i profili falsi che ci tempestano, e i profili falsi sono il primo elemento di caos nel web». Insulti, offese, molestie: per i giovani che stanno crescendo a contatto con le nuove tecnologie, la distinzione tra vita online e vita offline è davvero minima, inversamente proporzionale ai rischi. Spesso sono i giovanissimi, a volte ancora privi di coscienza delle loro azioni, a chiedere aiuto: «Parliamo di fasce di età molto giovani-ammette Colabufo-il 70% delle nostre segnalazioni arrivano da persone che hanno meno di 18 anni. Occorre tener conto dei problemi psicologici che queste forme di attacchi online causano a chi li subisce».  La soglia d’attenzione deve però andare oltre: «I mostri aumenteranno –teme Colabufo- e il rischio è quello di un mondo virtuale senza uno sceriffo. Anche per questo abbiamo dato vita a un sito, www.faceguard.info, per far sì che oltre ai giovanissimi, anche gli stessi genitori potessero contattarci per avanzare segnalazioni. Per il 2018, invece, avvieremo l’app Faceguard, che permetterà di avviare segnalazioni con un semplice doppio click sullo schermo: un autoscreen che darà modo di segnalare elementi di disturbo che potremo verificare. Lo stesso avverrà con l’assistenza telefonica: daremo vita a un numero verde». Un tema che mette a dura prova è quello riguardante gruppi privati inneggianti alla pedofilia, scovati su Facebook: «Abbiamo risolto i 66 casi segnalati. Come? Nella maggior parte dei casi nasce tutto da gruppi creati ad hoc su temi legati alla maternità, dai passeggini alla scuola. Gli stessi utenti invitavano a creare communities, nei quali si invitavano le madri a postare foto dei propri figli. Per un tratto di giornata, il gruppo diventava invisibile e alcuni pedofili, accordatisi per l’occasione, iniziavano a scambiarsi lì del materiale pedopornografico». Un intervento necessario, con diverse ripercussioni: «Se ne vedono di tutti i colori –avvisa Colabufo- e seguire queste pagine ti sottopone davvero a uno stress notevole. Per fortuna Facebook ha risposto molto rapidamente alle nostre segnalazioni».

Numeri importanti, quelli di Faceguard, fatti di «40 collaboratori –spiega Colabufo- che al momento operano in remoto. Abbiamo intenzione di allargare la squadra e aprire una sede fisica. Il mio timore è un altro: ci sono giovani che oggi si stanno laureando e lo fanno forse per posizioni che tra 5 anni saranno obsolete, mentre per le figure che serviranno tra 5 anni non ci saranno adeguate scuole di formazione». Il cammino di Faceguard per il suo creatore è solo all’inizio: Sarò soddisfatto quando Faceguard sarà utilizzato in tutto il mondo, ora siamo al 5 per cento. Sarò soddisfatto quando Faceguard potrà agire da antivirus dei social di tutti noi”. Parola dello sceriffo del web.