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Una delle pagine più oscure e tragiche della storia repubblicana al centro dell’interessantissimo incontro con Gero Grassi, ex democristiano pugliese già parlamentare prima dell’Ulivo poi del Partito Democratico dal 2006 alla scorsa legislatura; il tema ovviamente ha riguardato il Caso Moro, in una conferenza, svoltasi ieri pomeriggio presso il Palazzo Della Marra, organizzata dalla Società di Storia Patria per la Puglia-sezione “Mons. S. Santeramo” di Barletta, per cui è intervenuta in apertura Antonietta Maglliocca. Ha portato i saluti istituzionali l’assessore Patrizia Mele, e ha introdotto Luigi Terrone. Ci si è chiesti “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro?”. Le risposte, come noto, non sono ben definite ma coinvolgenti sono risultate le notizie addotte da Grassi. Ricordiamo che nel 2013 l’allora onorevole si è reso promotore della ‘Istituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro” richiedendo la quale è venuto anche a Barletta nell’aprile 2014, concretizzatasi nell’ottobre 2014 con la presidenza di Giuseppe Fioroni.

Quell’incontro del 2014 fa parte di una serie di conferenze che fino ad oggi porta per l’Italia su questo tema. Ieri sera la conferenza 501. Un i29829786_10214112927710625_592806729_ontervento lungo quasi due ore, descrivendo nei minimi dettagli come stanno le cose, raccontando fatti, rapendo l’attenzione del pubblico presente. Molti i rappresentanti della politica di Barletta di oggi e degli anni passati che con la Dc di Moro ebbero a che fare. “Una verità negata”, titola il suo ultimo libro, in effetti la vicenda riguardante il rapimento (16 marzo 1978) e l’uccisione (9 maggio 1978) dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana, primo fautore del “centrosinistra organico” nel 1963, presenta un quadro a dir poco ingarbugliato che coinvolge una serie di personalità e figure istituzionali, ma come ha ricordato Grassi «si deve parlare di responsabilità dei singoli nella vicenda». Il cattolicesimo democratico di Moro stava creando quell’apertura al comunismo, strappandolo al controllo di Mosca rendendolo una realtà più moderna ed europea, certamente facendone un progetto di programmazione del futuro non dell’immediato come poteva essere il “compromesso storico”. Una possibile apertura al PCI, insomma rompendo quella “conventio ad excludendum” che aveva regnato fino ad allora; Moro voleva portare la DC sulla strada dell’innovazione. A Palazzo Chigi all’epoca vi era Giulio Andreotti e al Ministero degli Interni Francesco Cossiga. Entrambi probabilmente si sono portati nella tomba segreti italiani anche su questa vicenda, cui Grassi non assolve dall’avere delle responsabilità dirette.29830954_10214112903350016_1065524663_o

La ricostruzione dei famosi 55 giorni del rapimento dello statista pugliese che fu detenuto nella cosiddetta “prigione del popolo” in via Gradoli a Roma, e poi ritrovato, barbaramente mitragliato in un’auto in via Caetani. Ma tanti sono i punti oscuri che hanno portato gli interrogativi che Grassi va riproponendo a gran voce da tempo, ponendo dubbi sul vero luogo di detenzione del Presidente di Maglie. Certi, appaiono gli oscuri collegamenti di molti protagonisti con la loggia massonica P2, che verrà fuori qualche anno dopo con i lavori della Commissione d’inchiesta di Tina Anselmi, i servizi segreti esteri e italiani, il Sismi, la grande stampa. Durante i giorni del rapimento si confrontarono i sostenitori della fermezza e della trattativa. Ovviamente nessuna trattativa andò in porto. «Moro è stato rapito e ucciso anche dalle Brigate Rosse ma non solo: sono state riscontrati i legami con la criminalità organizzata mafiosa, la ‘ndrangheta. Molti volevano l’eliminazione di quel personaggio troppo intelligente e scomodo, anche nel nostro Paese e nel suo Partito. Un mistero italiano così importante che ha sicuramente cambiato la storia successiva della politica italiana, “La Dallas della storia d’Italia” accomunandola con l’uccisione di Kennedy, uno spartiacque da cui non si è più tornati indietro.