Timac Agro

«In relazione alle ultime vicende Timac, in qualità di parte offesa del procedimento penale in corso, nonché di denuncianti, pur non essendo stati, stranamente, convocati da nessuna delle altri parti processuali, riteniamo necessario esprimere alcune considerazioni affinché non si ricada negli errori precedenti e non si strumentalizzi la critica situazione degli operai per fini diversi». A scrivere è l’avvocato Michele Cianci, presidente del Comitato Operazione Aria Pulita.

«L’incontro tra il Sindaco, i sindacati, gli indagati, i tecnici, l’ARPA e la dott.ssa Curione, mancavamo solo noi denuncianti, non convocati, pur essendo parte in causa, se da un lato ha avviato le condizioni per la riconcessione della facoltà d’uso del sito TIMAC sequestrato, dall’altro ha consentito di riflettere sul grado di dettaglio delle indagini condotte dall’Azienda fino ad oggi.
È emersa l’opportunità di realizzare indagini integrative nel sottosuolo dell’azienda per valutare la continuità areale di uno strato naturale di materiale impermeabile di natura argillosa che isolerebbe i terreni contaminati e scorie, stoccati nel sottosuolo aziendale dalla falda idrica che è risultata contaminata, come dimostrano i dati dalla prima fase del monitoraggio ambientale dell’area industriale di Barletta. Non solo – prosegue Cianci – è stata avanzata l’ipotesi di realizzare un diaframma “bentonitico” impermeabile che servirebbe a contenere la migrazione laterale dei contaminanti dal sito aziendale verso recettori esterni o dall’esterno verso il sito.
Di fronte a tali accertamenti di carattere specialistico,riconducibili direttamente alla figura professionale del Geologo esperto di Idrogeologia e di Bonifica dei Siti Contaminati, ci si chiede se nel corso del procedimento amministrativo di bonifica del sito contaminato TIMAC e, più recentemente, nel procedimento penale promosso dalla Procura di Trani, ci sia mai stato un contraddittorio istituzionale nelle indagini di campo, in particolare, con Geologi abilitati all’esercizio della professione in grado di riconoscere particolari della costituzione del sottosuolo determinanti per la risoluzione delle problematiche insite nel sito TIMAC e, più in generale, nel sottosuolo della zona industriale di Barletta».

«Pertanto, lo scrivente Comitato dopo aver avuto un incontro assolutamente costruttivo con il Sindaco, Dott. Cannito, si è ritenuto opportuno e inderogabile che nel prosieguo delle indagini previste per valutare la continuità dello strato di argilla sottostante TIMAC, che isolerebbe il sottosuolo dello stabilimento dalla falda contaminata, ci sia il fattivo coinvolgimento di Geologi in grado di valutare, per esempio:
A – la presenza di terreni umidi/saturi che possano ospitare livelli di falda superficiale, ma anche riferibili ad eventuali infiltrazioni idriche, non connesse a falde naturali, che nel sottosuolo della città di Barletta non sono peraltro infrequenti;
B – la presunta continuità e consistenza dello strato di argilla, al di sotto del sito aziendale, utile a contenere la percolazione dei contaminanti presenti nei terreni verso la sottostante falda contaminata. In tal senso, il Sindaco e lo ringraziamo, nella task force del 1 agosto, ha espressamente richiesto, per iscritto, tale figura professionale, che, oltre ad essere obbligatoria per legge è assolutamente necessaria per la vicenda barlettana. Pare che tale fatto non sia stato gradito dai vertici TIMAC e ci chiediamo il perché!
Inoltre, giova ricordare, che indipendentemente dalla strada che il procedimento di bonifica percorrerà (Messa in Sicurezza Operativa, Bonifica, Messa in Sicurezza di Emergenza, Messa in Sicurezza Permanente, ecc….) è necessario che il sito sia dotato PERMANENTEMENTE di un sistema di monitoraggio delle matrici ambientali in grado di cogliere eventuali anomalie e consentire tempestivi interventi di ripristino».
«Analogamente a quanto avvenuto per l’impianto BUZZI, in merito alla proroga dell’Autorizzazione Integrata Ambientale al 2024, anche per la TIMAC non è escluso che ci sia stata una proroga (silente) per gli effetti delle modifiche introdotte dal d.lgs. 46/2014 – prosegue Cianci – in tal caso, si è persa una occasione per riesaminare il Piano di Monitoraggio e Controllo dell’Azienda, alla luce dei contenuti della Delibera di Iniziativa Popolare approvata nel novembre 2016 dal Consiglio Comunale della città di Barletta (Del. n. 63 del 29/11/2016). Indipendentemente dal possibile rinnovo dell’AIA, è quanto mai opportuno che tali impianti ricadenti ormai nel tessuto urbano, attuino nei propri autocontrolli monitoraggi puntuali, come quello indicato dalla suddetta Delibera. Tale monitoraggio deve essere garantito sia nel Piano di Monitoraggio e Controllo a supporto dell’AIA di stabilimento, ma anche come misura di monitoraggio per la ben nota presenza di un consistente volume di ceneri di pirite, che rappresentano a tutti gli effetti una discarica di rifiuti speciali pericolosi che allo stato attuale sono stati messi in sicurezza dagli interventi di MISO (copertura di asfalto e successivamente eventuale diaframma bentonitico). Ci auguriamo, anzi, speriamo che il futuro non ci riservi fatti ed esperienze già vissute. La salute dei cittadini innanzitutto!»