Barlettano di nascita, ma valenciano “d’adozione” ormai praticamente da due anni. Stiamo parlando di Andrea Ludovici, classe 1987 e nativo proprio della Città della Disfida, che si è raccontato ai nostri microfoni, toccando diverse tappe fondamentali del suo percorso: dalla difficoltà nel trovare uno sbocco lavorativo dopo la laurea in Psicologia conseguita all’Università di Chieti fino alle soddisfazioni arrivate di recente in Spagna, come responsabile vendite di biciclette nel centro della bellissima Valencia.

Andrea, quando nasce questa scelta di trasferirti in Spagna?

“Sono a Valencia da due anni. Devo dire che sono un grande amante di viaggi e di avventure: in passato ho avuto esperienze formative in Indonesia, Australia e Albania, ma ora penso di aver trovato un mio equilibrio. La “scelta spagnola” è arrivata per vari motivi, sia per una questione di vicinanza e di collegamento con l’Italia, sia perché amo la Spagna e la mentalità degli spagnoli. Si respira libertà e si avverte una maggiore maturità da parte delle persone. Sono felice di aver intrapreso questo percorso“.

Vivere in Spagna per te è coinciso con un cambiamento radicale di progetti a livello lavorativo. Dalla laurea in Psicologia, conseguita con la votazione di 110 e lode, al mondo delle biciclette e della meccanica. Ti saresti aspettato questo?

“Personalmente, non nascondo che, in cuor mio, sia rimasta un po’ di delusione per non aver trovato uno sbocco lavorativo nel settore in cui mi ero specializzato all’Università di Chieti. Ci sono state tuttavia alcune esperienze, incentrate sull’ambito psicologico appunto, che non mi hanno soddisfatto a pieno. In una di queste, ho lavorato tante ore per una retribuzione minima. Non mi sentivo soddisfatto da un punto di vista personale, volevo conquistare una libertà che non si sposava purtroppo con la mentalità italiana. E poi, dopo varie esperienze, sono finalmente riuscito a raggiungere i miei obiettivi a Valencia. Sono partito praticamente da 0 come impiegato in un negozio di biciclette e una settimana fa ho conquistato una nuova promozione da responsabile vendite. Per me è stata una conquista, una conquista arrivata grazie a molti sacrifici, ma che mi ha permesso di maturare”.

La passione delle bici, una passione che matura con un viaggio e che resta legata indissolubilmente alla Spagna. Come nasce?

“Amo le biciclette da quando sono piccolo, ma hanno rappresentato una svolta nella mia vita due anni fa, quando ho portato a termine un lungo viaggio in Andalusia proprio su due ruote. Da allora, ci siamo legati indissolubilmente: questo rapporto è coinciso con l’inizio di un nuovo percorso che ha fatto riscoprire me stesso. E’ stata una scoperta bellissima, la vita fortunatamente riserva anche questo”.

L’opinione comune vede la Spagna come uno dei paesi più colpiti dalla grande crisi del 2009, al pari dell’Italia e della Grecia. In cosa la Spagna è simile, da questo punto di vista all’Italia, e in cosa è diversa?

“La crisi si avverte, inutile nasconderlo. Il fatto che anche la Spagna sia in difficoltà è palese, ma devo dire che ci sono delle differenze importanti rispetto all’Italia. Il costo della vita è stato abbassato grazie ad uno sforzo del governo spagnolo, che ha capito la situazione deficitaria. Questo è quello che manca a noi italiani: uno sforzo da parte di tutti o, più semplicemente la mentalità. Migliorare sotto questo aspetto può essere la chiave per una ripresa dell’Italia. L’emigrazione all’estero da parte degli italiani? Una sconfitta, ma non per l’italiano che giustamente cerca il suo impiego ed è disposto a tutto per riuscire a realizzarsi, ma per un Paese arretrato e che fa fatica ahimé ad emergere”.

Ritornare a Barletta: ti ci rivedi un giorno nella “Città della Disfida”?

“Voglio essere sincero. A Barletta ho la mia famiglia e i miei amici: sono due componenti fondamentali che non potrò mai non considerare nel corso della mia vita. Sono legato alla mia città, ma al tempo stesso non credo di vedermi un giorno soddisfatto nel ramo professionale a Barletta. Il percorso che ho intrapreso a Valencia è un percorso di vita, un percorso in cui sto conseguendo due obiettivi fondamentali: essere libero e maturare. Tornare, significherebbe fare un passo indietro da questo punto di vista”.

Salutiamoci con un messaggio rivolto ai tuoi coetanei e ai più giovani.

“Ai giovani consiglio di non mollare per nessun motivo e di andare avanti per la loro strada. Alle volte la strada potrà essere diversa da quella di casa, ma noi italiani abbiamo tutti i mezzi per realizzarci dal punto di vista professionale. Non sarà nella vostra città, non sarà in Italia? Non importa, sono certo che la “fame” di noi giovani italiani non abbia eguali nel mondo. Quindi, forza e coraggio perché la vita riserva tanti nodi da sciogliere, ma anche tantissime soddisfazioni”. Parola di Andrea Ludovici.

A cura di Giacomo Colaprice