Presente in diverse storie e dicerie che accomunano l’Italia meridionale, lo scazzamuriello o scazzamurieddhru si identifica come il folletto dispettoso della casa. In particolare nella città di Barletta sono moltissime le storie di fantasia legate a questa figura tradizionale, identificata dai più ottimisti come lo “spirito della casa”, da altri come un dispettoso folletto che disturba i residenti nel cuore della notte.

Moltissime le somiglianze dello scazzamuriello, o “schezzamurid” in dialetto barlettano, con un altro spiritello dispettoso: la guria. Nessuna paura però, perché pare che per questi personaggi esista un metodo specifico con il quale liberarsene facilmente. Alcuni dicono sia sufficiente strappare a questo essere birbante con forma animale il berretto di testa: un gesto semplice che dovrebbe bastare a non essere più disturbati.

Nel corso degli anni si sono accumulati racconti su racconti, dicerie su dicerie, che hanno portato ad identificare lo spiritello della casa attraverso le sue sembianze, con il corpo di un bambino con all’incirca 3 anni d’età. Nelle storie di paura indossa sempre un abito color tabacco e cammina scalzo, con in testa un cappello a punta. Le sue piccole dimensioni non diminuiscono il suo potere e la sua forza: nelle storie è sempre dipinto come un esserino molto forte che è solito sedersi sul petto o sulla pancia di chi dorme, guastandogli il sonno. Non ama il giorno, infatti non esistono storielle o racconti che leghino questa figura folcloristica alla luce del sole.

Chiedendo agli anziani in città si scopre come nel corso dei secoli si siano tramandati di generazione in generazione dei trucchetti per ingraziarsi l’esserino, che se non disturbato dovrebbe “proteggere la casa”, amare i bambini e le fanciulle e fare molti doni. Gli si può donare un paio di scarpe o si possono lasciare dei sassolini nelle pantofole di notte. Questi gesti, visti dallo scazzamuriello come gentilezze, vengono ripagati con monete d’oro o con l’indicazione, al benefattore, di un luogo particolarmente ricco di tesori. Per ricattarlo è sufficiente rubargli il cappello. Insomma uno spiritello piuttosto affabile, che popola ancora le storie di fantasia della nostra città.