Ha avuto larga diffusione negli Stati Uniti e da qualche tempo si sta espandendo anche in Italia un’attività che comunemente viene chiamata Pet Therapy, termine utilizzato per indicare interventi assistiti con l’animale (IAA). Questi ultimi sono regolamentati dalla legge Regionale del 18 ottobre 2016 n. 24 e i professionisti coinvolti devono essere inseriti in un elenco nazionale del Ministero della Salute. Ad introdurre il progetto in territorio barlettano la dott.ssa Caterina Calamo, responsabile e coordinatrice del Centro Orme di Barletta, centro psicoeducativo con sede anche ad Andria. La struttura, che offre servizi disparati come doposcuola specializzato, training cognitivo, logopedia, psicoterapia, sostegno psicologico rivolto a bambini, adolescenti, coppie, famiglie, attività di babywearing e molto altro, ha introdotto il progetto sperimentale “Orme tra le mura” nell’Istituto Penale Minorile N. Fornelli di Bari, un vero e proprio progetto “pilota” attraverso cui raccogliere dati per improntare prime stime sugli effettivi benefici a livello emotivo e comportamentale della Pet Therapy, sia sui soggetti sani che sui soggetti disagiati. La nostra redazione ha intervistato la Dott.ssa Calamo per capirne di più.

Come è nato il progetto Orme tra le mura e in cosa consiste?

«Il progetto Orme tra le mura ed è stato fortemente richiesto dalla struttura Fornelli, Istituto penale minorile che c’è in Puglia. Dalle nostri parti purtroppo la Pet Therapy è in fase ancora emergente, quindi siamo contenti che sia stato fortemente voluto. Il progetto è rivolto ai ragazzi detenuti in struttura, noi siamo lì una volta a settimana ed essendo un progetto “pilota” stiamo raccogliendo dei dati. Al momento la risposta è molto positiva. Lavoriamo sull’aspetto di autocontrollo, gestione delle emozioni, miglioria della percezione di se stessi e del giudizio, autostima, accettazione del diverso, autoefficacia. Relazionarsi ad un animale è benefico: l’animale non giudica, non ha un retropensiero, per cui rapportarcisi consente di far cadere molte barriere a livello emotivo. Gli incontri sono fortemente incentrati sulla presenza dell’animale, andiamo lì con una golden retriever di nome Baby Girl, la mascotte dell’istituto e con la sua conduttrice, la dott.ssa Castellano, in quanto ogni animale deve essere in coppia con il proprio operatore e vivere insieme a lui. I ragazzi con un tessuto sociale così particolare hanno spesso idea dell’animale come mezzo utilitaristico, per difendersi, per cui si punta anche a far aumentare il rispetto nei confronti dell’animale».

Dal punto di vista terapeutico quanto giova la presenza dell’animale?

«Noi applichiamo la Pet Therapy in svariati contesti, scolastico (di ogni ordine e grado) a partire dalla stimolazione sensoriale di neonati di pochi giorni, fino alla fascia prescolare e in situazioni chiaramente di disagio e difficoltà. La valenza terapeutica sta nel capire che non è sufficiente possedere un animale domestico per fare Pet Therapy. Vivere con un animale fa sicuramente aumentare il valore della vita ma affinchè sia terapeutico bisogna che venga condotto da un’equipe che abbia dei titoli: se si lavora sul linguaggio con un logopedista, se lavoriamo sul comportamento con uno psicoterapeuta. La presenza dell’animale veicola il canale non verbale in quanto si comunica con un linguaggio differente, se pensiamo ad esempio ai soggetti affetti da autismo, con i quali viene meno l’uso della parola. Attraverso la presenza dell’animale si riesce a comunicare diversamente, cosa che senza questo ausilio non sarebbe possibile».

Quali sono le aree di interesse del progetto?

«Le porte che fino ad ora ci sono state aperte sono da parte di scuole, istituti RSA, ricoveri per anziani, centri ricreativi. Puntiamo all’ospedale, ci stiamo lavorando. Rimaniamo in Puglia in quanto siamo gli unici ad avere tutti i titoli in regola. Ci teniamo a specificarlo in quanto si improvvisa un sacco in questo settore ma è importante invece avvalersi di professionisti qualificati. Speriamo di portare la nostra realtà barlettana ad essere riconosciuta come seriamente formata, come un’eccellenza. Abbiamo titoli riconosciuti, aggiornati, gli animali sono in continua formazione, certificati non solo dal punto di vista sanitario ma anche comportamentale, nel rispetto dell’animale che lavora solo per due giorni a settimana e se è in condizione di lavorare. Cerchiamo di puntare sul riconoscimento della qualità del nostro operato».

Quali sono i progetti futuri del Centro Orme?

«Sicuramente proseguiremo all’Istituto Fornelli di Bari, in quanto sarà un progetto a lungo termine. Continueremo oltre che privatamente anche a lavorare nelle scuole, nelle case di riposo e tenteremo di poter arrivare anche all’ospedale, ovviamente a titolo di volontariato. Inoltre la nostra struttura offre diversi servizi. Noi puntiamo molto sul doposcuola specializzato per i bambini con disturbi dell’apprendimento».

A cura di Carol Serafino