Incontriamo il consigliere regionale barlettano (PD), Ruggiero Mennea, che è anche consigliere comunale di opposizione a Barletta, partendo da una sua lettura dei risultati delle scorse Primarie del PD fino a temi riguardanti l’amministrazione del territorio, in particolare di Barletta.

Ci fermiamo ai risultati alle Primarie del PD di Barletta: lei era candidato come capolista nella lista a sostegno di Martina Segretario che ha ricevuto 509 voti, contro i circa 1200 per Zingaretti diviso in due liste, di cui una con 868 voti, e l’altra un po’ meno di 400. Martina-Mennea è andata bene o male? 

«La lista da me capeggiata è andata bene, perché era sostenuta da molti iscritti al partito e da un voto libero, non organizzato o influenzato esternamente da soggetti che non l’hanno sostenuto alle ultime Amministrative. Avremo una rappresentanza barlettana con me, l’unica visto che altre liste hanno scelto di avere candidati di altre città per un fatto credo utilitaristico, anche perché il PD di Barletta era il primo per tesserati nella BAT, quindi dietro probabilmente c’è un meccanismo un po’ strano: si vuole andare a rafforzare altri Comuni non per fini congressuali ma pensando già alle prossime Comunali di Andria e Trani, o alle Regionali. Nonostante ciò, considero il nostro un risultato molto buono; si tenga conto che è venuta a votare gente che non ha mai avuto rapporti col nostro partito, abbiamo visto consiglieri comunali di maggioranza, insomma c’è stato un tentativo di inquinare il voto delle Primarie che non fa bene al PD di Barletta;  penso anche al caso eclatante di Margherita di Savoia dove ha votato sfacciatamente tutta l’Amministrazione comunale, nostra antagonista alle scorse Amministrative. Un vero caso di invasione di campo. La lista di Emiliano ha avuto 868 voti, quella antiemiliano – Boccia, Cafagna – 383 voti, più quella di Giacchetti 202 voti, quindi se si sommano questi, il dato politico è che chi si trova in una posizione politica non vicina ad Emiliano è in maggioranza. Stessa cosa nella BAT».

Qualcuno dice che lei si sia candidato per Martina, pur di non condividere il sostegno del consigliere regionale Caracciolo, che invece ha sostenuto Zingaretti.

«Chiarisco una volta per tutte che io non faccio la corsa contro Caracciolo. Questi appartiene ad un’altra storia politica e culturale, siamo due soggetti completamente diversi. La mia scelta è stata coerente con l’area di riferimento nazionale: con i miei amici Delrio, Guerini e Fioroni, dopo gli incontri che abbiamo avuto, si è deciso di sostenere Martina perché sembrava un’espressione nuova del PD. Tra l’altro Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, somma più incarichi e questo secondo noi è un elemento di debolezza».

Lei faceva parte già dell’Assemblea Nazionale del partito che si va rinnovando: prima non era renziano? Come mai non si è candidato con Giacchetti?

«Dopo un incontro a Salsomaggiore l’anno scorso con Renzi e con tutta l’area che faceva riferimento a lui, si è deciso che ognuno avrebbe scelto quello che riteneva più giusto, quindi una parte dell’area renziana ha scelto Giacchetti, una parte dell’area renziana ha sostenuto Zingaretti, quindi nel momento in cui Renzi ha detto che non si ricandidava e che il renzismo non esisteva più, ognuno ha fatto la sua libera scelta».

Prossimo passaggio fondamentale per dimostrare la tenuta dell’elettorato progressista sono le ormai prossime Elezioni europee. Su chi punterà il Partito Democratico locale?

«Sarà il Segretario a stabilire con quali criteri dovrà essere formata la lista, certamente partendo dagli uscenti, ma credo e spero che vengano coinvolti anche candidati nuovi, calati nel territorio e non calati dall’alto. La lista secondo me deve essere larga, formata non solo dal PD. Spero che questa volta si facciano i conti bene, perché allargare il campo del centrosinistra alle Europee secondo me, ha un significato molto importante in prospettiva, perché se è vero che il Movimento 5 Stelle si sta depotenziando, quel voto libero lo possiamo riconquistare all’interno di un campo progressista».

Che ne pensa della Regione Puglia di Michele Emiliano? Pensa di ricandidarsi al Consiglio regionale nel 2020?

«Penso proprio di sì, sperando che il Presidente Emiliano non adotti più il metodo usato fino ad oggi di premiare i più fedeli e non i più meritevoli nell’esercizio del governo regionale. Spero che cambi il parametro di valutazione e che non veda quelli che la pensano diversamente da lui come nemici da annientare e quelli che la pensano come lui come amici da premiare. Questo secondo me è un atteggiamento che non paga e avrà anche effetti negativi sulle Elezioni regionali 2020. L’Amministrazione regionale ha cambiato diversi assessori, l’assessorato alla Sanità aveva bisogno secondo me di un assessore che si dedicasse solo alla materia; una struttura burocratica interna troppo accentrata nelle mani di pochi, insomma credo che si potesse fare molto di più».

Lei è anche il Presidente del Comitato regionale permanente di Protezione Civile, la quale ha ottenuto buoni risultati di efficienza ad esempio durante l’emergenza per le nevicate. Quando crede che potrà realizzarsi la tanto annunciata centrale provinciale dei Vigili Del Fuoco nel territorio di Barletta?

«Per il comando provinciale è già pronto il bando di gara per appaltare i lavori di riqualificazione dell’ex Mattatoio. L’elemento ostativo, per cui sono stato due volte a Roma per cercare di sbloccare la situazione, è quale dovrà essere la stazione appaltante. Il precedente Governo aveva individuato l’agenzia del Demanio Regionale, mentre il nuovo Governo non è di questo avviso e ha bloccato la procedura; vorrebbe che la stazione appaltante fosse la Direzione regionale dei Vigili del fuoco. Questo cambio di direzione ha creato l’attuale rallentamento. Ma comunque i fondi ci sono, gli atti sono stati predisposti, i passaggi di proprietà fra Comune e Agenzia del Demanio sono stati fatti, manca solo questo piccolo dettaglio. Dall’affidamento dei lavori, passano 18 mesi e il Comando viene realizzato, anche perché non c’è da costruirlo ex novo, c’è solo da rimodulare gli spazi».

Canne della Battaglia, la Legge Mennea ha offerto un punto di partenza importante per la valorizzazione del sito: qualcosa è stato fatto ma le infrastrutture rimangono un’urgenza.

«Per questo stiamo lavorando già da 4 mesi ad un progetto di valorizzazione e fruizione, con relativo piano di gestione; occuparsi di Canne e dell’Antiquarium significa occuparsi della mobilità, dei servizi e di una serie di attività complementari che ne rafforzino l’offerta turistica e culturale, come riqualificare tutte le masserie e gli edifici rurali di quell’area affinché possano riconvertirsi ed essere destinate a finalità turistico-ricettive compatibilmente con l’ambiente. Questo oltre a prevedere degli interventi di messa in sicurezza delle mura della Cittadella che stanno venendo giù. Il problema resta quello del personale perché il Polo museale è ministeriale e necessita di essere rafforzato dal Ministero. Ma questo non sblocca i concorsi. Noi stiamo cercando di insinuarci, favorendo il personale di cooperative pubbliche che hanno già prestato un simile servizio. Inoltre, nel piano di gestione che stiamo realizzando, vogliamo includere i privati che vogliono investire nell’area di Canne, con la possibilità di gestire dei servizi con del personale proprio. Così si potrà riuscire a superare il problema».

La maggioranza in Consiglio comunale di Barletta è, come sappiamo, assai eterogenea dal punto di vista delle posizioni politiche: lo abbiamo visto anche in occasione dell’ultimo Consiglio riguardo la mozione da lei presentata, contro il Decreto sicurezza.

«Hanno votato a favore il Sindaco, Bufo, Delvecchio, Di Leo, Dipaola, Doronzo, Grimaldi, Lionetti, Maffione, Mennea, Quarto. Questa è l’espressione dei consiglieri del centrosinistra autentico. Hanno votato contro: Basile Flavio e Giuseppe, Coriolano, Dicorato, Dimonte, Laforgia, Mele, Memeo, Rizzi, Spinazzola Adelaide e Massimo. Si sono astenuti Damato, Dicataldo, Mazzocca e Mazzarisi e sei erano assenti. Quindi per un solo voto non è passata la mia mozione. Mi dispiace perché poi fuori si predica tutt’altro: la politica di sostegno agli immigrati, il sostegno contro il disagio, eccetera. Quindi emerge la doppia morale di alcuni consiglieri che hanno preferito non schierarsi su un tema così importante che riguarda anche l’integrazione della nostra comunità; marcare ancora la differenza tra extracomunitari e concittadini significa soffiare sulla discriminazione, sul razzismo. E questo è inaccettabile. Non c’è lo spazio per mettere i barlettani contro gli extracomunitari, i ricchi contro i poveri, i bianchi contro i neri. Questa votazione la dice lunga sulla coerenza con i principi politici a cui ognuno di noi si ispira nei consigli comunali, molte volte ci si ispira alla convenienza e non alla coerenza».

Le viene imputato di non essere proprio in sintonia con il Gruppo consiliare PD. Cosa pensa della sindacatura di Cannito? Si può pensare in futuro a una convergenza con il PD barlettano?

«Innanzitutto devo smentire che non ci sia convergenza nel Gruppo. Semmai manca una gestione per un chiaro confronto prima di andare in aula. Abbiamo fatto pochissime riunioni di Gruppo e quando le abbiamo fatte ci siamo visti anche solo mezz’ora prima del Consiglio. Questa mancata discussione può produrre una differenza di vedute a volte. Nell’ultimo consiglio sulle linee di mandato abbiamo votato tutti nello stesso modo, questo smentisce che non ci sia coerenza. Per quanto riguarda Cannito, è stato un socialista di lungo corso, quindi la sua ispirazione è sempre stata quella del centrosinistra. Che possa diventare un sindaco del PD non è impossibile, non è difficile, perché nel PD succede un po’ di tutto. Qualora Cannito dovesse esprimere questo desiderio lo esamineremo certamente, ma non credo che lo farà perché la sua coalizione ha due gambe, una di colore bianco ed una di colore nero, quindi la vedo difficile che possa staccare una gamba per vivere politicamente su di una gamba sola. Quest’Amministrazione è partita con l’entusiasmo con cui partono tutti. Io aspetto di vedere il primo anno per una valutazione parziale. Io, in un consiglio comunale, ho proposto tre temi: (1) realizzare un piano di insediamento produttivo turistico (PIP Turistico), nelle more di aspettare le procedure di approvazione del PUG, che sono lunghe, quindi individuare la fascia costiera dall’Ofanto ad Ariscianne e destinarla a fini turistico-ricettivi, quindi lavorare su questo che ha tempi più celeri; (2) l’altro tema è quello della Bar.S.a., trasformarla in una multi-utility virtuosa e depurarla dal condizionamento politico che c’è stato, negli ultimi 5 anni in particolare; (3) il tema dell’ambiente, cioè decidere una volta per tutte – magari chiedendo anche il finanziamento straordinario del Governo così come è avvenuto nel caso di Bagnoli – per delocalizzare l’industria pesante, quindi liberare una parte di territorio, quella che include la Cementeria, la Timac ed altre aziende più piccole ma comunque a rischio inquinamento; usare il finanziamento anche per la bonifica di quelle aree. Secondo me questi sono i tre grandi temi. Se ad un anno non si sarà mosso nulla su nessuno di questi tre fronti, credo che non andrà molto lontano quest’Amministrazione».