A distanza di soli sei mesi, l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) – Sezione di Barletta, nella persona del referente Avv. Massimiliano Vaccariello, si trova nuovamente a dover esprimere il proprio disappunto e dissenso in merito alla scelta dell’Amministrazione Comunale di Barletta di ospitare il circo con animali o comunque consentirne l’attendamento sul territorio cittadino. Questa volta, con il presente comunicato, si uniscono all’ENPA anche la maggior parte delle associazioni animaliste operanti nei comuni della provincia Barletta-Andria-Trani e precisamente OIPA Trani, OIPA Andria, ENPA Trani, LNDC Andria, LNDC Canosa di Puglia, LNDC Trani, LEIDAA Margherita di Savoia, COLLARINO ROSSO di Trani, I FIGLI DI NESSUNO di Bisceglie, RANDAGIANDO in Spinazzola.

Nonostante le rassicurazioni (sin dallo scorso settembre) dell’attuale Sindaco di Barletta sull’intento di “cambiare rotta” in merito al consentire sul territorio comunale spettacoli e manifestazioni che implichino lo sfruttamento di animali elaborando un divieto in tal senso, nei giorni scorsi sulla Litoranea Pietro Mennea di Barletta si è nuovamente insediato un circo con animali; precisamente “Il Grande Circo M. Orfei” che pare sarà presente dal 14 al 24 marzo 2019.Appaiono quindi ancora un miraggio le politiche “pet-friendly” di cui tanto si parlava fino a pochi mesi fa!!!

Mentre in altre città ci sono Sindaci che arrivano anche a chiudersi in gabbia per la difesa degli esseri viventi più deboli (è il caso della Sindaca di Montefranco, Rachele Taccalozzi, che si è chiusa in una gabbia con tanto di fascia tricolore per manifestare contro il sequestro di una pensione per cani che ha bloccato l’iter di adozione di alcuni cuccioli ivi ospitati), è incomprensibile che in una città come Barletta, la cui popolazione conta oltre 5.000 proprietari di animali solo in anagrafe (ma nella realtà sono molti di più se si considera che non c’è l’obbligo di microchip per i gatti), ci sia ancora una così scarsa attenzione alla tutela e al benessere degli stessi animali.

La scarsa vocazione di questo territorio e dei suoi amministratori (non solo degli ultimi anni) ad occuparsi dei diritti degli animali sembra essere confermata dalla circostanza che non esiste ad oggi un regolamento per la tutela e il benessere degli animali (nonostante da mesi/anni lo stesso scrivente ne propone l’adozione con tanto di dettagliata bozza), non esiste una pianificazione di strategie di lotta al randagismo e non vi è traccia all’interno dell’amministrazione cittadina di alcuna figura che sia specificatamente dedicata alle tematiche di cui innanzi, contrariamente a quanto avviene invece in altre città ove è prevista, ad esempio, la figura del delegato alle politiche per la tutela ed il benessere degli animali e al randagismo (carica gratuita).

Consentire l’attendamento del circo con animali o anche solo non opporvisi con un atto amministrativo, in un periodo storico come questo a forte impronta ambientalista/animalista, è sintomo di una forte discordanza con la sensibilità dei cittadini.

Inutile soffermarsi nuovamente sulle motivazioni etologiche, ormai note a tutti, che dovrebbero portare a scoraggiare gli spettacoli e le manifestazioni in cui vengono “usati” animali, poiché è ormai risaputo che spesso si tratta di animali che geograficamente dovrebbero vivere addirittura in altri continenti e che, in ogni caso, a prescindere dal territorio di origine degli animali utilizzati nei predetti spettacoli, quasi tutti questi vengono sottoposti a sforzi o comunque esercizi e movimenti innaturali, detenuti in gabbie anguste e incompatibili con le loro caratteristiche etologiche e sottoposti ad un immotivato stress psico-fisico, dovuto alla presenza del pubblico negli spettacoli ed al loro continuo spostarsi da una città all’altra.

Forse, invece, è il caso di ribadire come gli spettacoli in questione siano molto diseducativi per ragazzi e bambini che spesso non percepiscono immediatamente il disagio degli animali (soprattutto quello “dietro le quinte”) e assistono alla spettacolarizzazione di condotte che consistono nel trattare più o meno come oggetti quelli che invece sono esseri viventi.

Il rispetto della vita si insegna ai più piccoli non solo nelle aule delle scuole o in privato nelle loro abitazioni, ma spesso anche per le strade della città e attraverso le attività che vengono svolte sul territorio. Per quanto, a volte, i nostri bambini possano esserci d’esempio, per loro è più difficile dissociare l’allegria di alcuni spettacoli fatti di colori, musica ed altri stimoli audio/visivi dal malessere dei poveri esseri sulla cui sofferenza e sul cui disagio quegli spettacoli sono costruiti.

QUANTO CI SARA’ DA ATTENDERE ANCORA PER UN’OPPORTUNA PRESA DI COSCIENZA!