È giovane, è pieno di voglia di imparare ed è barlettano il nuovo sommelier dell’olio dell’anno. Parliamo di Franco Magliocchetti, il trentunenne che direttamente dal cuore di Roma, dove vive e ha in gestione un ristorante a Trastevere, ha riempito d’orgoglio i suoi cari vincendo il primo premio previsto dal 12° forum della cultura dell’olio, in omaggio all’extra vergine d’oliva. Il premio è stato indetto dall’Associazione Italiana Sommelier dell’Olio e del Vino di Franco Maria Ricci, nata ben 15 anni fa con lo scopo di formare professionalmente produttori, venditori e professionisti della ristorazione e soddisfare le curiosità anche di semplici consumatori incuriositi dal tema. Abbiamo intervistato il giovane Franco per farci raccontare proprio da lui il “sapore” di questa vittoria».
Qual è stata la sensazione provata al momento della vittoria?
«Ero abbastanza confuso, non mi era chiara la situazione ed ero molto emozionato. Non mi sentivo all’altezza degli altri concorrenti. Ho seguito semplicemente il mio istinto e mi sono lasciato andare. Oltretutto nel test c’erano degli oli di cui sono innamorato. Solitamente quando vengono organizzati questi eventi chi partecipa conosce bene l’olio ed è molto preparato, dunque anche se eravamo pochi la difficoltà del concorso non cambiava».
In cosa consisteva il concorso?
«Era suddiviso in 3 fasi. Nella prima c’erano dei quiz generali, con domande molto specifiche e tecniche sulle piante e sulle varie coltivazioni, poi c’è stata la prima scrematura. Subito dopo siamo passati alla degustazione e dovevamo indovinare il monocultivar, ovvero la tipologia utilizzata per quel tipo di olio. Ho ritrovato oli di cui sono innamorato. Il test finale era il più difficile e riguardava il difetto dell’olio. Ogni percentuale era divisa in 12 bicchierini: noi avevamo 4 tipologie di percentuale e dovevamo scegliere quali di quei 12 combaciavano con i 4, era molto complicato. Ho vinto la sfida superando gli altri tre concorrenti grazie all’istinto, che è difficile da manovrare a volte, perché se non ci credi troppo tendi a ragionare troppo e ragionare troppo fa male. Bisogna fidarsi di se stessi perché a volte può andare male ma altre volte, come in questo caso, anche molto bene».
Come è nata la tua passione per l’olio?
«La passione per l’olio è nata quando ero bambino e andavo in campagna con mio nonno, che è produttore di Coratina. Lui, mia nonna e tutta la mia famiglia hanno sempre dato molta importanza all’olio perché è stato l’unico lavoro e senso di vita per loro e questo è fondamentale. Non bisogna badare ai luoghi comuni ma capire davvero qual è l’alta qualità. Io mi sono cimentato nello studio, grazie all’Associazione Sommelier dell’Olio e del Vino di Franco Maria Ricci che dal 2004 tiene questo corso, mi sono appassionato e legato alle oleoteche, dove tutti, da pugliesi, dovremmo andare, in quanto abbiamo il dovere di investire nell’olio perché vuol dire investire in salute, in tradizione e in esaltazione di sapori. L’ulivo non è solo una pianta ma anche l’immagine culturale della nostra comunità. Queste sono anche le parole di Nicola Di Noia, Responsabile Olio Coldiretti e autore del libro “Il raccolto dei racconti”, un grande insegnante insieme ad altri luminari dell’olio come Daniela Scorbogna e l’intera Fondazione Italiana Sommelier dell’Olio e del Vino di Franco Maria Ricci, che hanno piantato il seme nel nostro cuore e noi ora dobbiamo essere bravi a farlo espandere».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Mi sento all’inizio di un infinito percorso e ho davvero tanto da imparare. Il mio progetto è quello di aprire un ristorante insieme al mio socio e chef Fabio Trovato e più che mai questa volta avrò a disposizione una carta degli oli importante, in quanto esistono diverse tipologie d’olio per ogni piatto e gli abbinamenti sono davvero fondamentali. Io combatterò cercando di lavorare sodo e di educare gli ospiti del mio ristorante. Noi consumatori abbiamo il dovere di investire sull’olio e di pretendere qualità, affidandoci alla scienza e agli esperti».
A cura di Carol Serafino