Il Collettivo Exit ha commentato sulla sua pagina Facebook l’incendio che questa mattina ha riguardato l’azienda Dalena nella zona industriale Sud di Barletta: «Nel 2013 la Dalena Ecologia fu oggetto di diffida da parte dell’ex sindaco (peraltro ridicola e sintetizzabile in un “chiudete le porte!”), preceduta da una segnalazione della CGIL per aver mandato al pronto soccorso una manciata di operai (di un’altra azienda confinante) che avevano inalato esalazioni di chissà che genere».

«Nel 2015 – prosegue la nota – con delle conferenze di servizio praticamente disertate in massa da chi dovrebbe un attimino interessarsi delle questioni cittadine, la Dalena venne autorizzata a produrre Combustibile Solido Secondario nell’ordine di 10 tonnellate massime al giorno, CSS che finiva direttamente bruciato poi in quell’altro campione di salubrità locale che è la Buzzi Unicem. Nel 2016 i rappresentanti legali dell’azienda furono rinviati a giudizio nell’ambito di quel celebre, e inconcludente, procedimento giudiziario che coinvolse Buzzi Unicem e altre aziende, nonché tecnici e funzionari dell’Arpa per disastro ambientale. Nel 2018, sempre con il beneplacito, o meglio, con il silenzio/assenso delle istituzioni locali, il limite passò da 10 tonnellate a 50. Nel 2019, ad agosto, l’intera città venne sommersa da odori nauseabondi; un mese dopo scoprimmo che Dalena e Trasmar erano le aziende probabilmente responsabili di quella vicenda. Sappiamo che l’amministrazione comunale da mesi è a conoscenza di quello che è emerso dalle indagini che sono state svolte; ma i cittadini in tutti questi mesi non sono stati informati di nulla. Adesso non ci sono più alibi, l’amministrazione comunale deve dire con chiarezza che cosa sta avvenendo nella nostra città. Nel frattempo vogliamo ricordare che nel giro di 3 anni in Italia ci sono stati più o meno 700 roghi di rifiuti, tra discariche illegali e impianti autorizzati. Oggi questo».