Per gli eventi nel calendario della XIII Giornata Nazionale delle Ferrovie dimenticate, promossa in tutta Italia da Co.Mo.Do. (Cooperazione Mobilità Dolce), domenica 1° marzo appuntamento alla Stazioncina di Canne della Battaglia per sostenere il sondaggio lanciato qualche settimana fa sul futuro della storica tratta. Come luogo del raduno per l’evento é stata individuata la storica Stazione di Canne della Battaglia, attualmente Punto di assistenza turistica e Base logistica per il Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, organizzazione di Volontariato operante nei Beni Culturali e Turismo dal 1953 ed Ente di Terzo Settore post riforma del settore. La struttura, assegnata in comodato d’uso da Rete Ferroviaria Italiana, viene utilizzata congiuntamente agli spazi verdi circostanti quale meta preferita di riferimento e di accoglienza da parte dei Soci volontari per le visite guidate all’area dove insiste l’omonimo sito archeologico di Canne della Battaglia ed il circostante territorio con altre significative presenze, quali le vicine Terme di San Mercurio (di epoca romana imperiale) e la storica fontana medievale detta di San Ruggiero (XII secolo) per escursioni ed iniziative di turismo esperenziale. Info: 340 0607620 – [email protected] – www.comitatoprocanne.com.

Come già ricordato in precedenza “Il sondaggio è dedicato agli utenti per misurare il polso alle ferrovie secondarie italiane: protagonista assoluta la Barletta-Spinazzola. È un’idea nata in seno al Politecnico di Bari per una tesi di laurea magistrale in ingegneria civile, in corso di svolgimento in queste settimane. Binari dal disegno antico, spesso rinnovati e tirati a lucido, immersi in scenari mozzafiato per cultura e paesaggi, solcati da sempre meno treni e con pochi passeggeri. È la sorte condivisa da molte ferrovie secondarie regionali, tra tutte la Barletta-Spinazzola, ramo della rete complementare pugliese che sebbene serva una buona parte della provincia BAT e sia potenzialmente attrattiva per i turisti registra pochi viaggiatori spalmati sulle sue tre coppie di corse giornaliere.

Le idee per il futuro di queste infrastrutture sono dunque finite nel mirino di una proposta di tesi di laurea magistrale del Dipartimento Dicatech dell’ateneo tecnico barese – relatori i prof. Leonardo Caggiani, Nicola Berloco e Mario Marinelli (Università del Sannio), tesista Roberto Ferrante – che ha lanciato in questi giorni un sondaggio per rilevare l’opinione degli utenti (pendolari e non) sullo “stato di salute” delle ferrovie secondarie e studiarne la reazione davanti a prospettive di riutilizzo o potenziamento. Alla base c’è, ovviamente, un modello tecnico-matematico, che per funzionare ha però bisogno di un insieme di dati desumibili dall’analisi delle opinioni degli utenti, senza le quali ogni ricerca è pura accademia. Cosa va e cosa non va nel trasporto pubblico tra Barletta e Spinazzola? Cosa potrebbe desiderare, invece, un turista da questa linea che lambisce il Parco Nazionale dell’Alta Murgia e si ferma a Canne lì dove Annibale sconfisse Roma nella più celebre battaglia dell’antichità? E cosa ve ne pare di pedalare lungo la linea con una speciale bicicletta su rotaie nei giorni in cui il treno non circola?

Il questionario è diretto sia agli utilizzatori abituali del TPL – Trasporto Pubblico Locale – tra Barletta e Spinazzola, ai quali si chiede di valutare gli aspetti dell’utilizzo ordinario dei mezzi di trasporto legati alla linea (anche autobus sostitutivi e pullman diretti), ma anche ai potenziali turisti di ogni parte d’Italia: la struttura del sondaggio, ottimizzata anche per mobile, instraderà sin da subito ogni intervistato sul suo binario di competenza. Il 2020, in fondo, è stato anche dichiarato anche “Anno del Treno Turistico” dal Ministro Franceschini, espressione da non legare solo ed esclusivamente alle pur affascinanti vaporiere o ai tracciati dismessi e riattivati o, ancora, agli eleganti convogli d’epoca perfettamente restaurati. Tutte le linee che collegano il mare con l’entroterra, la provincia con la città, hanno un fascino da riscoprire. Spesso sono finite nel circolo vizioso dell’equazione “bassa domanda = bassa offerta”, ma a volte basta poco per ridar loro nuova vita, specialmente se possono allontanare il traffico veicolare da aree protette o accessibili su strada con costanti rischi per la sicurezza.

Se a questo si aggiunge che sono anche testimoni viventi – e spesso in perfetta salute – dell’arte ferroviaria e edilizia di fine ‘800, assumono un tocco di innegabile fascino. A ragion veduta in tempi come quelli attuali in cui ci si interroga sulla nuova vita di infrastrutture antiche, così poco impattanti e perfettamente integrate col territorio quando dell’edilizia green non erano noti nemmeno i fondamenti teorici. E in assenza del treno anche pedalarci sopra con delle speciali biciclette non sarebbe, in fondo, una cattiva idea”.