L’insensata voglia di scoprire il colpevole. Gli errori neanche troppo banali in termini di comunicazione da parte delle istituzioni. La caccia all’uomo che è una sconfitta per tutti, sicuramente per un paese che si ritiene civile. E’ quanto accaduto ieri pomeriggio dopo l’annuncio del Sindaco Cannito nel tam tam senza controllo sui social, nelle chat della messaggistica instantanea, sui cellulari di tantissimi cittadini di questo territorio. Una vera e propria caccia per capire chi fosse il cosiddetto paziente uno della provincia affetto da Coronavirus. E le ricostruzioni si sono sprecate sino alle necessarie smentite di alcuni che sono stati tirati in ballo senza neanche saperlo.

«La gogna mediatica ha distrutto i minori e i miei familiari – ha tuonato su Facebook la sorella del 47enne esasperata da ieri pomeriggio – Ancora una volta abbiamo dato la dimostrazione della nostra grettezza e pochezza. In tutta Italia ci sono 2800 contagiati e circola un solo nome». La donna ha già spiegato che sarà cura della famiglia adire tutte le azioni legali necessarie. Un momento difficile esplicitato anche dalle parole affidate ad una nota della moglie del 47enne: «Non ci sono parole – ha spiegato – per i nostri stati d’animo che si trovano ad affrontare un doppio problema: il primo, quello che interessa meno a tutti coloro che hanno intasato le chat delle nostre famiglie, è la salute di mio marito che, per fortuna, dopo aver iniziato il protocollo di cura, comincia a stare meglio. Ha contratto per la precisione una forma lieve del virus e l’ha contratta nel suo ultimo viaggio di lavoro».

Al suo rientro una auto quarantena di famiglia sino all’arrivo in pronto soccorso: «Io e i miei figli, anche se poco importa all’altra gente, stiamo bene – spiega la donna – Nessuno di noi ha mai avuto febbre o problemi respiratori. I bambini – ha rassicurato – non sono veicolo di virus ma in ogni caso, come ben sapete, siamo in quarantena per 14 giorni sebbene la nostra personale fosse iniziata ben prima per mio scrupolo perché mio marito viaggiava e io avevo paura».

Poi un appello finale: «Siamo costantemente monitorati, siamo stanchi e provati ma ce la faremo. Vi chiedo solo di esserci vicini non con disprezzo perché ognuno nella vita sceglie di fare il proprio mestiere e quello di mio marito è sempre stato questo con tutti i rischi che comporta, non con odio perché non serve».