Il 2020 ci ha dato un benvenuto infelice. Una pandemia, un’infezione di portata mondiale, che ha rimescolato le carte in tavola, che ci ha insegnato un nuovo modo di essere uomini fra gli uomini. Ha decimato popoli, ha avuto sull’economia un impatto da bomba nucleare e, cosa ben peggiore fra tutte, ha causato un numero troppo alto di vittime. Inomma, il Covid-19 esiste, ed è un virus che ha cambiato in modo ineluttabile le nostre vite. Poi, ne esiste un altro, che si manifesta in modo diverso ma con gli stessi effetti nefasti: il virus della disinformazione. Sin dallo scoppio dell’epidemia, ogni canale di informazione è stato invaso da un numero traboccante di notizie, dalle possibili cause dell’infezione, alle sue possibili conseguenze, ai modi per evitare il contagio. Insieme a queste però, una serie di mirabolanti fantasie, degne dei migliori plot romanzeschi. Molte sono state le fake news messe in circolo nel grande eterocosmo virtuale di Internet, forse troppe, data la difficoltà in cui il mondo intero (Antartide escluso) riversa, soprattutto perché si parla di un’emergenza sanitaria che richiede tempestività e comportamenti il più rigorosi possibile. Ma non solo. Come l’esperienza insegna, da sempre macrostoria e microstoria si intersecano, ed è successo anche questa volta.

Barletta, ad esempio, piccolo tassello del grande puzzle italiano, è stata al tempo stesso vittima e carnefice del peggiore flusso di false notizie: la caccia all’untore. No, non è una divertente caccia al tesoro, ma è un “gioco” che lascia solo sconfitti. Un esempio risale ad un mese fa, quando in data 23 febbraio iniziò a circolare sui social la notizia che a Barletta fosse certo un primo caso di Coronavirus, disseminando panico fra i cittadini. Molto strano, dato che il primo caso di infezione nella Bat risale al 3 marzo. E non a caso, in proposito, un’altra situazione spiacevole è avvenuta proprio in seguito alla divulgazione del caso del fantomatico “paziente 1 Bat”, quando lo spasmo della scoperta, la feroce curiosità di sapere chi fosse l’untore, ha spinto ignoti a diffondere la notizia che la persona in questione lavorasse presso il negozio di biancheria Musicco, costretto tempestivamente alla smentita. E come non citare la medesima circostanza, che pochi giorni fa ha attirato nella sua morsa il punto vendita MD di Barletta. Secondo un (nuovo) vociare, sarebbe risultata positiva una cassiera che lavora lì, ma anche in questo caso, puntuale, è giunta la rettifica, fra il dispiacere e l’indignazione dei responsabili, costretti a sbugiardare chi aveva diffuso una tale falsità. Questi sono solo alcuni esempi che denotano i rischi a cui la fallcia di notizie simili può portare, pericoli corsi non solo da chi subisce, ma anche da chi divulga, in quanto perseguibile penalmente. Invitiamo dunque tutti i nostri cittadini a dar credito esclusivamente ai dati emessi da fonti ufficiali e certificate, quali Protezione Civile, Ministero della Salute e il bollettino epidemologico della Regione Puglia. In data di domenica 29 marzo, secondo il bollettino epidemologico della Regione Puglia appena citato, il totale dei casi positivi Covid in Puglia è 1549 positività, di cui 98 nella provincia di Bat. In un momento come questo non abbiamo bisogno di dicerie e maldicenze e non abbiamo bisogno di essere “homo lupus homini”. Piuttosto è necessario collaborare e restare uniti per uscirne vincenti. Rendiamo “pandemico” solo il rispetto.

A cura di Carol Serafino