L’emergenza Coronavirus ha fatto sprofondare Barletta e tutte le città d’Italia in un’immobilità quasi totale. Locali e ristoranti, che in questo periodo dell’anno pullulano di gente che esce per godersi i primi raggi di sole, hanno chiuso i battenti, e lo stesso vale per i negozi di abbigliamento, che avrebbero accolto molti clienti, desiderosi di fare acquisti per l’arrivo della primavera. Non è facile immaginare le conseguenze di questa situazione, nuova e inaspettata per tutti, ma è possibile fare alcune prime stime. A tal proposito abbiamo ascoltato gli esercenti, i proprietari di bar e ristoranti, ma anche di fabbriche e aziende, per provare a immaginare l’entità della crisi e fare delle previsioni per il futuro.
Michele Curci, proprietario del Maglificio Mike, è fermo dal momento in cui il Governo ha interrotto la produzione di tutti i beni non necessari, ma afferma di aver accusato i primi colpi molto tempo prima. «Ho clienti in tutta Italia, anche al nord, dove la gente era spaventata ancor prima che si prendessero i provvedimenti drastici che sono in vigore oggi.- ha affermato- Ci sono stati i primi ordini annullati, i ritardi, per poi arrivare allo stop totale, con danni incalcolabili». Si dice molto preoccupato per il futuro del settore tessile: «Anche se i negozi di abbigliamento riaprissero a breve, è difficile immaginare un rapido ritorno alla normalità. Nella produzione è più facile mantenere le distanze, e noi adotteremo tutte le precauzioni necessarie non appena sarà possibile riprendere le attività, ma evitare assembramenti nei negozi sarà difficile, ci sarà molta diffidenza, e la ripartenza sarà lenta».
Il proprietario del Ristorante Antica Cucina, Lello Lacerenza, prova a ripartire offrendo il servizio a domicilio per la domenica di Pasqua, sperando di poter continuare anche in seguito. «Le cose cambiano di giorno in giorno, per cui non possiamo fare previsioni. Abbiamo fatto richiesta per gli aiuti economici del Governo, ora attendiamo. C’è molta incertezza perché non sappiamo quando potremo ripartire, ma ho serie preoccupazioni per la stagione in arrivo».
Anche Michele Nanula, proprietario del Ristorante 95 è certo che la ripartenza sarà lenta e dura. «Tutti stanno subendo i colpi della crisi, per cui molta gente rinuncerà a una cena o a un pranzo fuori. Una piccola consolazione è che potremo ripartire probabilmente per la stagione estiva, la più importante, seppur con i dovuti accorgimenti. Un grande incentivo potrebbe essere quello di recintare i dehors con strutture che proteggano i tavoli. Questo provvedimento, oltre a fornire maggior privacy agli ospiti, li farebbe sentire più sicuri e garantirebbe un maggior rispetto delle norme precauzionali».
Fabio Stella, proprietario del Caffè 57, ha scelto di non fornire servizio a domicilio, per tutelare i suoi dipendenti. «Se una perdita economica è il prezzo da pagare per essere in salute, lo accetto. Ho richiesto la cassa integrazione per i miei dipendenti, ma per quanto riguarda la quota di 600 euro per le parite iva, preferisco che sia destinata ad altro. Sono abbastanza positivo per il futuro, per la mia attività sarà facile garantire un servizio in sicurezza, servendo il caffè al bancone. Certo, mancheranno i gruppi di amici seduti per un aperitivo, ma si tornerà lentamente alla normalità».
Enzo, proprietario del Bar Rossini sta svolgendo servizio a domicilio, nel tentativo di ripartire. «Spero che la situazione si sblocchi presto- ha detto- perché gli effetti dal punto di vista economico e psicologico saranno devastanti. Quando sarà possibile riaprire i locali sarà come ricominciare da zero, ci sarà tanta paura, tanta cautela, dobbiamo acquisire una nuova mentalità e un nuovo modo di fare. Ma dobbiamo farci forza, consapevoli delle difficoltà comuni a tutti e agire con delicatezza, rispetto e coraggio».