Ancora nessuna notizia ufficiale sulla riapertura degli stabilimenti balneari di Barletta. E’ quello che emerso dalle testimonianze di alcuni gestori dei lidi della città di Eraclio, attualmente in attesa di disposizioni precise per capire quando e come muoversi. Ciò che si è evinto dalla chiacchierata con Antonio Carone, presidente dell’associazione SIB e proprietario del Bagno 27, Antonio Quarto, gestore di bar e ristorante del lido Pascià (di proprietà della famiglia Giannini) e Beppe Iannone, gestore dello stabilimento Bagni Teti, ovviamente in accordo coi responsabili degli altri lidi di Barletta, è che la situazione riversi in una condizione di stasi. Il loro è il settore inevitabilmente più colpito dall’impattante emergenza Coronavirus, poiché fonte principale di occasioni di assembramento. Non a caso tutte le attività legate alla balneazione e alla ristorazione sono state le prime a risentire della situazione e saranno con ogni probabilità le ultime ad essere riaperte. Un azzeramento del modus operandi, come ha riferito Quarto, e la presa di coscienza di una vera e propria rivoluzione del mercato che però non ha scoraggiato i nostri concittadini, ma che anzi, li ha spronati ad ideare i primi provvedimenti per quando la stagione sarà nuovamente inaugurata (a data da destinarsi).

In prima istanza, una volta che i divieti saranno attenuati, il primo obiettivo sarà quello di apportare lavori di manutenzione in spiaggia e iniziare l’allestimento degli stabilimenti. Le prime soluzioni stimate si diramano principalmente in tre direzioni, su cui tutti si sono mostrati in assoluto accordo. In primo luogo, il distanziamento sociale. La distanza fra gli ombrelloni e fra i posti a sedere nei ristoranti sarà suscettibile di cambiamenti a misura d’emergenza, per evitare agglomerati eccessivi e soprattutto rischiosi. Il secondo provvedimento riguarda gli ingressi nei lidi. Non ci sono ancora indicazioni e ovviamente è impossibile, al momento, fare pronostici a breve termine, ma con molta probabilità sarà regolato meticolosamente anche il numero di fruitori, prevedendo un conteggio a numero chiuso dei clienti. In terzo luogo, saranno valorizzati il prodotto a chilometro zero e il mercato interno, prediligendo perlopiù prodotti di carne, pesce e verdura importati direttamente dalle zone di produzione limitrofe. Ad oggi la condizione di immobilità in cui ci troviamo impedisce di fare previsioni a lungo termine, ma se il mondo che ci attornia sembra essere necessariamente fermo, per fortuna non lo sono le menti di chi sta continuando a lavorare per noi. La fase 2 della pandemia probabilmente ci costringerà a convivere con l’esistenza del virus, un “coinquilino” decisamente molesto. Per questa ragione, la consapevolezza più importante da tenere a mente, è che la definizione di “normalità” che avevamo un tempo è ormai desueta. Ad oggi, prima di poter fare concrete pianificazioni, dobbiamo pazientare e aspettare che questo mare tempestoso – restando in tema balneare – torni quieto, a regalarci, come solo lui sa fare, un meraviglioso orizzonte.

 

A cura di Carol Serafino