La messa della domenica di Pasqua è un appuntamento importante nella vita dei credenti, rappresentando la fine del periodo penitenziale della quaresima e un momento di rinascita e rinnovamento. Quest’anno i fedeli sono costretti a onorare la festività in modo diverso, dal momento in cui le chiese sono chiuse a causa dell’emergenza Coronavirus. Come nelle domeniche precedenti, portiamo le parole del Vangelo nelle case dei lettori attraverso le riflessioni di don Rino Caporusso, il quale inoltra i suoi auguri di una serena Pasqua.
«L’invito che ha caratterizzato il periodo di quaresima appena passato è stato quello di credere al Vangelo. Questa esortazione acquista tutto il suo significato nel giorno della risurrezione del Signore. Un trionfo! Trionfo della vita, della certezza di una presenza, della luce, della gioia e della speranza. Essere e vivere da cristiani significa credere che Gesù ha veramente trionfato ed è realmente e corporalmente vivo oggi, sotto le Specie Eucaristiche. Nella notte tra il giovedì e il venerdì santo per le strade di Barletta non è stato portato un Cristo morto, bensì un Cristo vivo, realmente presente a cui la città ha rinnovato il suo voto, la sua fede nel Salvatore, la speranza.
La morte è la sola potenza invincibile, tutti le sono sottomessi. Ce ne rendiamo conto ancora di più adesso. La morte ha regnato e regna, è la signora dell’universo. Ma Gesù l ha sconfitta, è risorto, quindi è Lui il Signore dell’universo. Egli è il Signore di tutti, perché ha spodestato la morte. Essere cristiani significa accogliere la salvezza che viene da Lui che muore, risorge e riempie di senso la vita. Il meglio della nostra esistenza con Lui è arrivato.
Nella prima lettura Pietro, chiamato da Cornelio, un centurione romano, si reca a Cesarea. Il centurione desidera istruirsi e ricevere il battesimo con i suoi familiari. Dopo aver illustrato la vita di Cristo, Pietro dimostra che il punto più alto della Sua vita è la morte in croce e la risurrezione. Allo stesso modo l’evento della risurrezione deve essere scritto al centro della nostra storia personale. È il cuore della fede, è la base stessa del credente, è il punto d’appoggio.
Quando parliamo del Signore risorto non si tratta di letteratura, parliamo di qualcuno veramente esistito. Morto veramente e risorto. Non solo l’anima è rimasta immortale, non vive solo nel ricordo dei discepoli e nei suoi insegnamenti. Il Vangelo afferma che è resuscitato a vita nuova, in carne e ossa, nessuna fantasia. É entrato in una condizione di vita superiore, diversa da quella che si vive prima della morte, una vita definitiva piena e perfetta non più soggetta ai limiti della condizione terrena, né alle leggi della fisica e biologia. La fede cristiana parte di lì. Se Gesù non fosse risorto non avrebbe senso il cristianesimo, non sarebbe mai nato. L’augurio che vi rivolgo oggi è quello che si scambiavano i primi cristiani in questo tempo liturgico: Cristo è risorto, alleluia. Cristo è veramente risorto, alleluia».