Anche oggi, come nelle scorse domeniche caratterizzate dalla mancanza di messe pubbliche a causa dell’emergenza Coronavirus, le parole di don Rino Caporusso portano il Vangelo nelle case dei nostri lettori, trasmettendo forza e l’invito ad affidarsi a Dio in questo momento particolare.
«Questa seconda domenica del tempo di Pasqua è anche detta Domenica della Misericordia. La prima lettura è tratta dal Libro degli Atti degli Apostoli, scritto da San Luca. In questo testo viene descritta la vita della Chiesa ai suoi inizi. La vita spirituale dei primi cristiani poggiava su tre punti cardine: catechesi degli apostoli, comunione fraterna e preghiera liturgica. Il tutto realizzato in gesti concreti, perché la fede del battezzato si esprime in preghiera e azioni. La fede nel Cristo Risorto si manifesta nel formare una comunità di fratelli e lasciarsi abitare dalla presenza dello Spirito. Ed è proprio la presenza dello Spirito che sta mostrando in questo periodo un’umanità bella e piena. Quella di medici, sacerdoti e vari operatori, ma anche persone qualunque che, oltre al dovere, stanno mostrando piena umanità e solidarietà. Un esempio è la realtà della Caritas, che si prende cura delle famiglie del territorio. La fede è un dono e un valore aggiunto, perché fa trovare la forza per restare fedeli, la serenità che deve dominare nella vita, e la speranza che accende il cuore nei momenti difficili.
Il brano del Vangelo racconta l’episodio noto di San Tommaso. Tommaso era una persona con i piedi per terra, che non credeva facilmente a qualunque cosa gli venisse raccontata. Ma ecco, il Maestro entra in casa a porte chiuse, perché vuole che i suoi discepoli siano consapevolmente credenti, pienamente consapevoli della Risurrezione. Il corpo di Gesù glorificato insieme alla sua anima si fa toccare dall’uomo incredulo, che nel brano si chiama Tommaso, ma in realtà siamo tutti noi. Toccare e vedere influenza ciò che noi facciamo, diciamo, professiamo. Le azioni di toccare e vedere ci convincono della realtà dell’esistenza. Tommaso spalanca gli occhi quando vede Gesù risorto, il quale lo invita a guardare le mani trafitte e a mettere la mano nel Suo costato. E gli dice: Non essere più incredulo, ma credente. Tommaso risponde: mio Signore e mio Dio. Fino ad allora lo aveva chiamato solo Signore, ma quando lo rivede vivo dice “mio Dio”, perché solo Dio può resuscitare dai morti.
Salutiamoci come facevano i primi cristiani, facendosi gli auguri di Pasqua: Cristo è risorto, alleluia, alleluia, Cristo è veramente risorto, alleluia, alleluia».