«Questo 25 aprile 2020, preceduto dalle solite, immancabili polemiche e dai goffi, sguaiati, indecenti tentativi di mistificarlo, di svilirlo, di trasformarlo in altro che nulla ha a che fare con la storia della Liberazione dal nazifascismo, temevamo che sarebbe passato quasi sotto silenzio – sono queste le parole di Roberto Tarantino, Presidente dell’ANPI BAT “Anna Mascherini e Francesco Gammarota”».

«La realtà, in tutta l’Italia e anche nella nostra provincia, è stata ben diversa: sono fiorite, per iniziativa delle nostre sezioni Comunali dell’ANPI e per iniziativa di tanti cittadini (anche e soprattutto giovani e giovanissimi) tante attività. La rete ha portato nelle case dove le famiglie stanno vivendo il confinamento, mille e mille selfie di visi sorridenti e decisi a “resistere”, su tanti balconi si è cantata a squarciagola Bella ciao, nelle nostre piazze i sindaci e i rappresentanti dell’ANPI con i loro fazzoletti e con le bandiere, hanno deposto corone ai monumenti ai caduti, sulle lapidi che ricordano i nostri antifascisti e i partigiani nati nelle nostre città. In diverse città della provincia, i Sindaci hanno organizzato sobrie cerimonie alle quali hanno partecipato rappresentanti dell’ANPI e determinante è stato, in questo senso, il coordinamento del Prefetto, dott. Maurizio Valiante.

Ma, anche qui, nella BAT, non sono mancate (per quanto, per fortuna, limitate) le note stonate, le ignobili provocazioni. A Trinitapoli nella notte tra il 23 e il 24 aprile e in quella tra il 24 e il 25, sono stati strappati manifesti dell’ANPI che riportavano una riflessione di Piero Calamandrei sulla libertà e l’invito a celebrare il 25 aprile in maniera adeguata al particolare momento che stiamo vivendo. È stato, questo, un atto oltraggioso che offende la memoria di chi, come disse Bertolt Brecht, spense il mostro; i partigiani (anche quelli nati a Trinitapoli come Gioacchino Bonavitacola, Giacinto De Ceglie nome di battaglia “Foggia”, Pietro Giancaspro nome di battaglia “Folgore”, Nicola Leone nome di battaglia “Piave”, Giuseppe Mancini, Michele Marino, Domenico Mastromatteo nome di battaglia “Gino”, Giuseppe e Ludovico Piccoli, Stefano Sicoli nome di battaglia “Galoppo” …), gli Internati Militari Italiani internati nei lager nazisti (tanti nati a Trinitapoli) e di tutti gli italiani che morirono a causa delle persecuzioni messe in atto dal fascismo alleato di Hitler.

E fuori luogo, dissonante col clima della giornata, è stato il discorso del primo cittadino di Trinitapoli che, a beneficio delle telecamere, che essere commemorativo, si è trasformato in un virulento attacco politico e non ha risparmiato valutazioni antistoriche sulla Resistenza e sulla celebrazione del 25 aprile. Così, il sindaco di Trinitapoli, l’occasione di chiamare tutti all’unità, come avvenne dopo l’8 settembre 1943 quando forze politiche diverse tra loro (comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, liberali, demolaburisti) diedero vita al Comitato di Liberazione Nazionale, l’ha persa esprimendo concetti divisivi, di contrapposizione.

Ma, al di là di questi – per quanto gravi – isolati casi, partoriti da una minoranza che “non ci vuole stare e non si rassegna”, ieri l’Italia, la Puglia, le città della BAT hanno dimostrato che il 25 aprile è la festa di tutti perché è la festa che ricorda l’antifascismo che sconfisse il fascismo.

«Il 25 aprile – conclude il Presidente dell’ANPI BAT – è e resterà antifascista e chi non lo riconosce si pone al di fuori della Nazione e al di fuori della Storia».