É indubbio che gli studenti siano tra le categorie più colpite dalle restrizioni dovute all’emergenza Coronavirus. Le scuole non riapriranno per l’anno scolastico attualmente in corso, se non per permettere agli studenti dell’ultimo anno delle superiori di svolgere un esame orale. Proprio a questi ragazzi, che si accingono a fare scelte cruciali per il loro futuro mentre sono privati degli ultimi giorni tra i banchi di scuola, abbiamo chiesto come l’assenza dell’ambiente scolastico stia influenzando il loro orientamento universitario e lavorativo.
Con la didattica a distanza vengono meno alcune opportunità, come quella di richiedere colloqui psicologici molto spesso offerti dagli istituti, la possibilità di visitare le università per gli Open Day o anche solo la possibilità di chiedere consigli agli insegnanti più stimati, in momenti di confidenza tra una lezione e l’altra. Ma loro si sono prontamente adattati a una nuova realtà, l’unica che hanno a disposizione, e cercano di non farsi abbattere.
Giulio Renzulli, studente del Liceo Scientifico ha le idee ben chiare riguardo la facoltà, ma vorrebbe avere maggiori risposte sulla possibilità di trasferirsi altrove: «Siamo in bilico perché non ci sono informazioni riguardanti questo problema. Vorrei sapere se sarà possibile studiare fuori o se l’anno prossimo si proseguirà con lezioni online anche all’università». Il suo collega Nicolò Prezioso afferma che poche università stanno svolgendo attività di autopromozione online.
Aurora Pasquale invece è ben decisa a tentare il test di ingresso per la facoltà di Comunicazione Interlinguistica applicata dell’Università di Trieste. Il test dovrebbe volgersi tra agosto e settembre, perciò è ancora presto per parlare delle modalità con cui si svolgerà.
Simona Parente, studentessa del Liceo Classico, sostiene di non aver ricevuto molte informazioni da parte della scuola e non è a conoscenza di attività di orientamento online da parte delle università. Ha fatto in tempo a partecipare al tradizionale evento che ogni anno coinvolge gli studenti del quinto anno, il Salone dello Studente, che si tiene a Bari presso la Fiera del Levante, sebbene non ne sia soddisfatta. L’aiuto dei professori è generico e rivolto a tutta la classe, un invito a scegliere la facoltà verso cui sono più predisposti, ma per quanto riguarda il futuro le sembra di essere «in balia delle onde».
«I professori non ci supportano singolarmente, ma credono, come credo anche io, che dentro di noi ci sia già la scelta.- ha affermato un’altra studentessa del Liceo classico, Claudia Napolitano– Bisogna solo far uscire il coraggio e mettere da parte la paura. Non si tratta più di scegliere la scuola superiore e non è utile che gli insegnanti ci accompagnino nella scelta». Per quanto riguarda il futuro, lo vede incerto: «Siamo spaventati da una realtà che non consideriamo alla nostra altezza. Abbiamo cassetti pieni di sogni, vogliamo spaccare il mondo e invece siamo relegati nella nostra cameretta. Vogliamo tutto ma ci sembra anche impossibile ottenerne metà. Siamo giovani, nella nostra testa ci sono viaggi e serate in discoteca, o almeno ci sarebbero dovute essere, ma la società ci ha chiesto di crescere in fretta».
Sebbene questi ragazzi, rinchiusi in casa da quasi due mesi, abbiano voglia di normalità, stupisce la loro grande maturità. Sulla possibilità che a settembre le lezioni universitarie continuino a svolgersi a distanza non hanno dubbi: sarebbero un po’ dispiaciuti dall’impossibilità di immergersi subito nell’ambiente universitario, ma accetterebbero il compromesso. «La vedo come la miglior misura cautelativa possibile.- ha detto Claudia- Nessuno più tiene a mente cosa successe quando, pensando si potesse convivere tranquillamente con la febbre spagnola, furono riaperti tutti i servizi e la curva dei contagi salì alle stelle. Ritengo opportuno limitare tutti i danni possibili, e se questo significa fare qualche sacrificio, allora va bene. Onestamente penso anche che si sarebbero dovute prendere altre misure verso i maturandi, annullare l’esame in presenza o meglio annullarlo proprio. Mobilitare più di 500 mila diplomandi mi sembra inconciliabile con il diritto alla salute. Ma nonostante la petizione di “nomaturità2020” abbia raccolto più di 35000 no, la ministra ha fatto la sua scelta, e noi affronteremo anche questa».
«Mi dispiacerebbe non vivere normalmente il mio primo anno da studentessa universitaria, però credo che in questo caso sia un pensiero da accantonare, vista l’emergenza- dichiara Aurora- Cerco di restare positiva almeno da questo punto di vista, ci saranno almeno altri due anni a disposizione per recuperare tutta la vita da universitaria. Spero che una volta finito questo periodo i ragazzi come me possano ricominciare ad apprezzare le piccole cose».